(...) E allora i nomi diventano più semplici da intuire. Anche perché Sandro Biasotti, che pubblicamente ha manifestato interesse verso il movimento berlusconiano, ha già convocato i suoi, per spiegare che gli arancioni verranno probabilmente sciolti. Lui potrebbe restare come battitore libero, come uomo oltre i partiti, ma gli eletti dovrebbero trovare casa in un nuovo soggetto politico più ampio. Allora Giovanni Macchiavello (già Forza Italia) e Franco Rocca potrebbero essere i primi «acquisti» del nuovo partito. Con una considerazione pratica che serve a spiegare perché gli spostamenti saranno graduali e tuttaltro che immediati. Proprio Rocca è attualmente segretario dellufficio di presidenza del consiglio regionale, in rappresentanza del gruppo dei biasottiani. Un particolare che, in caso di cambio di casacca, potrebbe mettere a rischio gli equilibri dellassegnazione degli incarichi tra partiti. E che al momento rende più calda e percorribile la pista della federazione tra gruppi, cioè in attesa degli sviluppi nazionali, ognuno si tiene il proprio nome ma muovendosi allinterno di un gruppone con unico portavoce e strategia unitaria.
Linvito comunque, specie dopo la svolta di Carlo Giovanardi annunciata ieri al Giornale, non può lasciare indifferente Nicola Abbundo e Matteo Marcenaro, che ieri erano ancora consiglieri dellUdc e che non sono mai usciti (né cacciati formalmente) dal partito di Casini e Cesa. Ma che hanno lasciato, sbattendo la porta, il congresso regionale di sabato scorso. Abbundo, daltra parte, era stato eletto proprio in Forza Italia facendo bottino pieno di voti, ne è stato uno dei costituenti in Liguria, e ne era uscito per dissapori interni. Una pecorella che non avrebbe certo preclusioni a rientrare allovile. Sulla posizione anti-sinistra di Marcenaro ci sono pochi dubbi. Anche lui aveva iniziato lavventura regionale sotto le bandiere arancioni della lista Biasotti per poi andare a occupare un posto di rilievo in quellUdc per conto della quale Fabio Broglia aveva iniziato a strizzare locchiolino alla sinistra, fino a diventare dirigente del neonato Pd.
Piuttosto lUdc resterebbe senza consiglieri? Non è detto, perché la grande manovra potrebbe avere un effetto domino in grado di portare forze nuove (e non solo riequilibri interni) allopposizione. Lasciando disponibile un gruppo importante, anche alla luce di possibili nuovi scenari a livello nazionale, altri consiglieri oggi in maggioranza troverebbero aperta la porta per un passaggio «morbido». LUdeur, con Roberta Gasco, è tra le forze politiche che avrebbero minori difficoltà a spostarsi verso il centrodestra. Soprattutto Luigi Patrone, eletto nella fila liberal della lista dellassessore G.B. Pittaluga e poi confluito nellItalia di Mezzo, dovrebbe solo spostare un po più in là la linea di «mezzo» per ritrovarsi capogruppo (unico, senza lattuale coabitazione con Broglia). Insomma, fuori dallarea-partitone resterebbero solo Gianni Plinio, capogruppo di An, e il collega Alessio Saso? Non è detto. Ma per difetto. Nel senso che anche a destra cè chi è pronto a scommettere su travasi a sorpresa.
Tutto ciò a che prezzo? Cosa avrebbero in cambio Abbundo & C. per rinunciare alla loro «autonomia»? Traducendo dal politichese, quelli che avrebbero più da perdere dal grande successo di cui sarebbero artefici, sono proprio gli attuali leader di Forza Italia, costretti a rivedere i loro incarichi. «Ma io mi sento sempre in discussione - si mette a disposizione Luigi Morgillo -.
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