Certo, l’Italia ha bisogno di fatti e di esempi più che di parole e parolai. Certo, è stucchevole la retorica che aleggiava in studio, insopportabili certi vaniloqui con l’aria di omelie,troppo fazioso il falso ecumenismo e pesante lo sfondo di torineseria. Si avverte un sottinteso aum- aum e tanta curiale ipocrisia. Ma vedendo il programma Fazio/Saviano de la Setta ho pensato che l’Italia in fondo ha bisogno di un discorso edificante con tutto il rischio di melenso e cupo che comporta.
Ha bisogno di prediche e predicatori e perfino di racconti morali dall'inviato a Piangentopoli per commuoversi. La Televirtù di Fazio segue la linea di De Amicis, il catechismo in versione laico-bigotta, i precetti a metà tra Kipling, le giovani marmotte, i littoriali fascisti in chiave antifascista, più contorno di banali trivialità alla Littizzetto.
Gianni Rodari è usato da Fazio come un Gramsci per bambini tardivi; l’ideologia pedagogica è il manzismo (deviazione manichea dal maestro Manzi). Fazio ha condotto da Mago Zurlì il festival delle anime belle.
L’anima più bella è quella del Santo Saviano, celebrato ed esibito come una reliquia, che si tocca compiaciuto il cranio tirando i pensieri dall'aureola. Si piace, si atteggia, si idoleggia.
Certo, ci vorrebbe qualcosa di meno finto-sacro, meno trombone, di più vero, di più vivo e meno ideologicamente conforme che questo pappone in tre dosi.Però la tv - piaccia o meno - educa, e se non educa ammaestra, e se non ammaestra diseduca: incita, eccita, rincoglionisce. Rivalutate l'antenna etica.
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