«Per tutti i tavoli aperti Ferrante merita un posto nel Cda dell’Ikea»

Chiara Campo

«Per tutti i tavoli che ha aperto quando era prefetto, credo che Bruno Ferrante sia stato eletto nel cda dell’Ikea per i suoi meriti di falegname». Gabriele Albertini fa dell’ironia sul candidato dell’Unione a Palazzo Marino. Il giorno dopo la fiaccolata contro la violenza dei no global di una settimana fa, il sindaco conferma di aver «già chiesto al nuovo prefetto di chiudere i centri sociali che praticano la violenza», difende An dall’accusa di aver strumentalizzato la manifestazione, perché «vorrebbe dire usare qualcosa come strumento per qualcos’altro, invece è un dato di fatto, imbarazzante per il centrosinistra, che la sinistra estrema partecipa con propri candidati nelle liste elettorali al calderone dell’Unione, con un peperoncino che forse non è gradito agli stomaci più delicati, quelli dei cittadini più moderati che non si riconoscono in questi aspetti criminali della lotta politica». Riferimento per niente velato «a Francesco Caruso, ma anche ad altri rappresentanti dell’ala antagonista che non sono iscritti nelle liste ma sono presenti nel dialogo politico e sottoscrivono i valori fondanti di questa ideologia che esclude l’altro». E, soprattutto, non risparmia pesanti accuse all’ex prefetto Bruno Ferrante candidato a succedergli. «Se il rappresentante del governo non fa rispettare la legge, a chi spetta?» domanda Albertini. «Il paradosso è che il sindaco che è stato eletto dai cittadini e deve prendere voti si esprime in maniera più rigorosa dell’ex prefetto che invece era in una carica non elettiva e ha aperto solo tavoli». In tutto questo, ironizza, «Ferrante è stato gonfiato dal primo giornale dell’opposizione, il Corriere della Sera, che ne aveva fatto il primo statista del negoziato quando invece ci ha lasciato con i problemi irrisolti. Per usare una metafora, il giardiniere non ha potato le gramigne».
Gramigne sono, per Albertini, «i centri sociali che sono basi di reclutamento di vandali o peggio ancora di terroristi o criminali, e vanno repressi. Se invece svolgono attività lecite in luoghi non occupati abusivamente, vanno assolutamente tollerati e in qualche caso aiutati». Più che «aprire tavoli come un prefetto che invece di fare il prefetto faceva già il candidato, bisogna impedire che i centri violenti nuocciano alla collettività». In una via di mezzo il Leoncavallo: «Non è in una situazione di criminalità, perché è meno aggressivo di altri e almeno dialoga con noi. Ma non è in condizione di piena legalità, perché non paga l’Iva, occupa spazi abusivi. Certo, può essere tollerato, come di fatto lo è».
Difende Ferrante il presidente della Provincia Filippo Penati: «Ciò che è avvenuto contro di lui è grave e ha la mia solidarietà: un gruppo di facinorosi ha inscenato fischi e slogan contro di lui seguendola per un lungo tratto. Anche aver fischiato la mia partecipazione è stato il segno di una mentalità faziosa che non rispetta neanche i rappresentanti delle istituzioni». Albertini invece, a proposito della «fuga» all’ultimo minuto di Prodi e Fassino, sottolinea che «è imbarazzante per il centrosinistra avere nella stessa squadra e sotto le stesse bandiere la sinistra estrema antagonista che non è marginale né insignificante ai fini della vittoria elettorale».

E il vicesindaco di An Riccardo De Corato fa notare che «quando Albertini va alle manifestazioni del 25 aprile o del 12 dicembre riceve fischi e urla da parte dei centri sociali e dai soliti attivisti dell’estrema sinistra, ma non ha mai rinunciato a partecipare perché di tratta di manifestazioni di tutti, e non di Rifondazione comunista».

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