Tutti pazzi per le eroine di Jane Austen

Le veline? No, meglio le ragazze disegnate dalla penna di Jane Austen. Cinema e letteratura, sceneggiatori e scrittori si sono resi conto che la nostra epoca non offre personaggi femminili affascinanti. È per questo, forse, che si è tornati a pescare nelle eroine del passato. L’Ottocento è una buona miniera. Lo ha capito Michael Faber che ha fatto fortuna con il suo «Il petalo cremisi e il bianco» grazie a Sugar, la prostituta londinese con i capelli fiammeggianti, colta come un uomo e disponibile a concedere ai suoi clienti tutto il suo amore. Sugar è una donna che vive nel XIX secolo ma che ha tutto il desiderio di libertà di un secolo e oltre di emancipazione sessuale e femminile. Ma il romanzo di Faber ha avuto anche il merito di riportare l’attenzione sulle cinque fanciulle di «Orgoglio e pregiudizio». Le sorelle Bennet, in fondo, sono terribilmente moderne. Lizzy ha gli occhi neri e brillanti. È lei l’eroina della «ragione», l’unica in famiglia a saper prendere in mano la situazione. Elizabeth rappresenta una donna la cui vivacità intellettuale non vuole sottomettersi alle convenzioni sociali e vuol portare avanti le proprie idee e convinzioni; forse il suo carattere si avvicina molto a quello dell’autrice. Jane è passione, bellezza, e colpi di testa, un carattere capriccioso che non piega agli ordini e al destino. Mary è la saggezza, timida, non troppo bella, sempre gentile e remissiva, vive nel suo mondo, senza rimpianti. Kitty è fragile, malata, frivola e viziata. Va alla ricerca dell’amore eterno, un po’ sdolcinato. È il romanticismo da bacio perugina. Lydia è la più giovane. Ha sedici anni e un po’ troppo intraprendente. Lydia vive un’esistenza sregolata, piena di debiti e precaria.

In queste cinque figure c’è uno spettro abbastanza fedele dei modelli della donna del XXI secolo. È per questo che il film in uscita in questi giorni in Italia è qualcosa di più di una storia in costume. È lo specchio di una realtà.

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