Caro Ancelotti, ma che mondiale è stato?
«È stato il mondiale dei tanti non. Non è stato spettacolare, non è stato marchiato dalle grandi stelle, non ha valorizzato il lavoro di qualche nobile ct. Mi sembra possa bastare».
D’accordo: ma quali le spiegazioni?
«Mi pare che i due fattori, intrecciati a filo doppio tra loro, costituiscano la spiegazione assoluta. Le grandi nazionali hanno puntato tutto sulle grandi stelle, le grandi stelle sono rimaste al buio ed ecco la notte lunghissima del mondiale».
Lei sta parlando di Messi...
«Non solo. Parlo di Cristiano Ronaldo, di Kakà, di Rooney».
A proposito: come l’hanno presa in Inghilterra?
«Malissimo: tutto il paese è finito sotto choc. C’erano grandi aspettative, erano convinti che sarebbero arrivati tra i primi quattro».
Capello come se l’è cavata?
«Qui non hanno dato la caccia al ct, ma è stato il Paese tutto a rimanere annichilito. E devo dire che le spiegazioni fornite non mi hanno convinto. Dicono: giocatori stressati. Mi chiedo: la differenza può essere rappresentata dalla mancata sosta natalizia? No, non può essere. Tutti i calciatori del mondiale si sono presentati con 60 partite nelle gambe».
E l’Olanda? Non gioca troppo all’italiana?
«Tante squadre hanno puntato tutto o quasi sulla organizzazione difensiva tralasciando il resto. Pensate per esempio al Brasile con 7 giocatori dedicati a difendere e 3 contropiedisti in avanti. È stata una tendenza diffusa, con una sola nobilissima eccezione: la Germania che ha esaltato anche il gioco d’attacco. Perciò abbiamo visto poco spettacolo».
Anelka rimpatriato perché ha mandato a quel paese il suo ct: se l’aspettava?
«Di calciatori irrequieti ne ho avuti, ma l’ultimo da cui mi sarei aspettato una reazione del genere è proprio lui, Anelka. Gli è scattata l’ignoranza, come dicono dalle mie parti. Appena torna gli chiederò spiegazioni: mi porto avanti, se dovesse succedere a me».
Capitolo Italia: qui hanno messo Lippi sulla graticola...
«È il plastico risultato del calcio italiano: nessuno, dotato di buon senso, poteva immaginare che la nazionale potesse regalarsi un’altra impresa. Senza che nel frattempo, durante i 4 anni, fosse venuto alla luce qualche fuoriclasse valorizzato dal campionato. È accaduto quello che ho vissuto nell’86 in Messico: stesso impianto, pochi giovani lanciati, uno su tutti, De Napoli, qualche partita di Vialli. Io feci il turista».
Lo sa che lo hanno inseguito nei porti per insultarlo?
«Dite a Marcello di andare orgoglioso per quello che ha realizzato nella sua carriera».
E Prandelli successore?
«Il tecnico ideale. In questo momento c’è bisogno di gioventù e di entusiasmo. Cesare può garantire entrambe le qualità».
L’uomo del mondiale?
«Sneijder ha fatto la differenza nell’Olanda trascinandola in finale. Dopo di lui c’è David Villa».
E il ct del mondiale?
«Scelgo Del Bosque. È il più equilibrato, il più saggio, il più corretto anche negli atteggiamenti in panchina, il più calmo».
La partita del mondiale?
«Ghana-Uruguay con quel rigore sbagliato all’ultimo secondo. E io ho pianto insieme con il mio Essien».
Il gol del mondiale?
«Quello che deciderà la finale. Io voto Spagna».
Come si combatte il declino del calcio italiano?
«Con una ricetta semplice semplice: 1) fare la legge sugli stadi nuovi; 2) fare una lotta spietata e senza quartiere alla violenza».
Com’è andato l’incontro a Miami con Ibrahimovic?
«È stato occasionale e non abbiamo discusso di mercato, questo lo garantisco. E sa perché? Perché se uno ha come centravanti Drogba che ha fatto 37 gol, mi dite perché dovrebbe cercare qualcun altro?».
Obiezione accolta: ma neanche Kakà le piacerebbe?
«Kakà farebbe al caso mio. Con lui ho parlato spesso. Mi ha raccontato il perché del suo mondiale in chiaroscuro: si è allenato poco e male per via della pubalgia. Purtroppo non può venire: primo perché il Real non vuole cederlo, secondo perché ci vorrebbero il suo consenso al trasferimento, terzo perché sarebbe una operazione da molti milioni di euro. Nessuna delle tre condizioni esiste».
Anche da voi in Inghilterra c’è la crisi: poco calcio-mercato...
«Spende solo il Manchester City, Roberto Mancini sta attrezzando uno squadrone. Vedrete: prenderà anche Kolarov e Dzeko».
Se l’aspettava Allegri al Milan?
«Non mi ha spiazzato la notizia. Ha fatto giocare bene il suo Cagliari e credo abbia la motivazione giusta».
Ma lei non ha fatto il tifo per...
«Per Mauro Tassotti e non lo rinnego. So che resterà e questo aiuterà Allegri».
Visto in foto a Miami è un po’ ingrassato?
«Sì, di due etti».
Possiamo chiudere con una domanda sulla separazione da sua moglie Luisa?
«Il privato è terreno minato».
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