Tutti a terra per il quarto giorno: scoppia il caos

Linda e Gianluca si svegliano con le ossa un po’ rotte. «Vuoi?» le chiede lui allungandole per colazione una barretta di cioccolato comperata al bar dell’aeroporto. Hanno trascorso la notte sdraiati sulle poltrone delle partenze di Malpensa, con il borsone adattato come cuscino. «Arriviamo da Piacenza e dobbiamo partire per il Brasile. Oggi contiamo di farcela». Ma dopo poco arriva l’annuncio: «L’aeroporto rimarrà chiuso fino a martedì mattina alle 8». Tra i passeggeri è il panico. Ma lamentarsi porta a poco: i voli non ci sono, non parte proprio un bel niente. Sui video delle partenze è la desolazione più totale. Dubai, Tirana, Marsiglia, Istanbul, Tel Aviv, «cancelled», tutti a terra. In sostanza, Malpensa e Linate sono rimasti aperti solo per due ore, facendo decollare quattro voli in croce, tra cui quello per Catania delle 7,10, per Palermo, Napoli e Il Cairo. Durante la giornata vengono cancellati 529 voli a Malpensa e 285 a Linate.
Ai banchi delle aree gruppi scoppia il caos. Tanto che devono intervenire le forze dell’ordine per evitare che si arrivi alle mani. «Ci hanno appena detto che non si parte più - spiega infuriata Nadia di Cuneo, diretta a Santo Domingo - e che abbiamo diritto a un rimborso del 60 per cento al massimo. Questa è una truffa».
Qualche agente di viaggio comunica (sbagliando) che si potrà volare dalle otto di sera e alimenta tra i passeggeri false speranze. In realtà tutte le partenze sono sospese e ci si deve rassegnare ad un’altra notte a terra, da passare in qualche modo.
I punti di ristoro si sono organizzati per garantire turni 24 ore su 24 e Sea ha distribuito bottigliette d’acqua e sacchetti per il pranzo con frutta, panini e crostatine. Ogni compagnia aerea ha allestito stand informativi e suggerisce ai viaggiatori di telefonare il serata in aeroporto per avere informazioni più aggiornate. «Del resto - commenta il presidente Sea Giuseppe Bonomi mentre si aggira all’interno dell’hub per verificare di persona i disagi - molti scali europei sono chiusi. Anche noi siamo spettatori e vittime di questa situazione ma la priorità assoluta è la sicurezza dei passeggeri».
Chi è diretto in qualche capitale europea sceglie di trasferirsi in taxi o in treno a Milano, alla stazione Centrale. «Da lì proveremo a raggiungere Chiasso e poi Ginevra» spiegano due signore over 60 senza perdersi d’animo.
In effetti, in stazione Centrale le file sono ancora infinite. «E pensare - dicono i responsabili delle biglietterie - che stamattina presto sembrava tutto normale. Stiamo cercando di gestire tutto al meglio, abbiamo aumentato i punti informativi e potenziato l’assistenza per i disabili». Al lavoro ci sono 18 biglietterie aperte, 51 macchinette automatiche per i biglietti, otto stand informativi. Ogni volta che dalla Svizzera arriva il via libera, parte un treno per Chiasso, da dove i passeggeri possono raggiungere Zurigo e Ginevra. Una signora indiana fa la guardia ai bagagli avvolti nel cellophane. «Li ho fatti impacchettare a Malpensa l’altro ieri - spiega, sconsolata e stanca -. Oggi spero almeno di riuscire ad arrivare a Roma».
Da quando si è sollevata in cielo la nube di cenere proveniente dall’Islanda, in stazione Centrale c’è stato un via vai di oltre mezzo milione di persone. E non è finita. Ieri, file di ore a parte, tutto è stato piuttosto tranquillo. I treni, compresi quelli dei pendolari, non hanno registrato particolari ritardi.

Per evitare di lasciare la gente in coda con il rischio di non riuscire a fare il biglietto, Trenitalia ha comunicato in anticipo il numero dei posti disponibili sui treni alle compagnie aeree: 2.450 posti dalle 18 in poi sul Frecciarossa per Roma, 1.300 sul treno delle 16. Ma in tanti, centinaia, sono ancora rimasti a piedi.

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