Tutto il divo foto per foto

Elisabetta Terabust, ex direttrice del Corpo di Ballo scaligero, ricorda un Roberto Bolle ancora alla sbarra, con il numeretto, lì a fare esercizi di riscaldamento per il concorso che poi gli spalancò le porte della Scala. Era lei a nominarlo primo danzatore: lo faceva sul campo, alla fine di un «Romeo e Giulietta» al Castello Sforzesco. E così, per questo giovanotto dotato di bellezza, proporzioni e tecnica, la Scala in via del tutto eccezionale bypassava le fasi intermedie della carriera. Il teatro ha deciso di rendere omaggio a quel ragazzo nel frattempo cresciuto, ora giovane uomo di 33 anni, personaggio mediatico, graziato da madre natura e inguaribilmente volitivo. Alla sua étoile, la Scala dedica un libro («Roberto Bolle alla Scala», Rizzoli Editore, 265 pagine, 40 euro) che ripercorre i momenti chiave degli anni spesi al Piermarini. Si parte con un Bolle dodicenne, al suo secondo corso, su su fino all’attualità. Si tratta di un volume sostanzialmente fotografico, con stralci di dichiarazioni del ballerino; lo introduce Valeria Crippa.

Compaiono immagini della Bayadère del 1999 con un Bolle che per l’occasione si fece crescere il pizzetto: aveva bruciato le tappe, ma il viso era pur quello d’un fanciullo. Che già doveva incarnare l’eroico guerriero Solor.

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