Cultura e Spettacoli

In tv Enrico Ruggeri svela tutto «Quello che le donne non dicono»

Il titolo era bello, la canzone anche e fu un grande successo. Perché non tentare di esportare Quello che le donne non dicono anche in Tv? Enrico Ruggeri ci prova su Italia Uno, ogni mercoledì da questa sera a mezzanotte e un quarto. Parla vis-à-vis con un personaggio pubblico femminile per scandagliarne il mondo sommerso. Il cantante e presentatore si muove a suo agio in un cubo di vetro all’ombra del duomo di Milano. Proprio come i protagonisti di Wish you were here dei Pink Floyd, due anime perdute che nuotano in una vaschetta per pesci, lui e l’intervistata stanno là, seduti a un tavolo girevole, sotto un lampadario. Di fronte a loro, sette schermi trasmettono altrettanti «files» del passato dell’ospite. «Una scenografia bellissima, una specie di metafora della vita delle persone famose, che stanno sotto gli occhi dei passanti, ma un po’ separati dal mondo circostante, l’idea è venuta al direttore di rete Luca Tiraboschi», spiega Ruggeri, «ma spetta a me far confidare ogni sera l’invitata. In realtà, sto lavorando per i mariti e i fidanzati, sempre troppo frettolosi e distratti. Ma tutti, artisti e non, provano a entrare nella testa delle donne. Così ho scritto quella canzone che poi ho affidato a Fiorella Mannoia, dove ho ribaltato la prospettiva parlando in prima persona femminile». Il talk show si propone anche un altro scopo: «Vogliamo scardinare il luogo comune che le donne, in Tv, si confidino solo con le donne, in stile Harem».
Come accadeva nel salotto bianco e accogliente di Catherine Spaak, su Italia Uno un personaggio misterioso assiste alla conversazione nel cubo trasparente. «Una volta sono stato invitato anch’io ad Harem, ma da noi funziona in modo diverso - spiega il conduttore -. Dietro le quinte c’è una persona amica dell’intervistata con un compito delicato, cioè decidere che cosa buttare via e cosa tenere dei “files”, dei sette aspetti che prendiamo in esame della vita passata. È più semplice che sia un altro, se ci vuole bene, a darci il consiglio giusto, o forse spietato».
La prima a mettersi in gioco in piazza del Duomo è stata Loredana Berté, che di Ruggeri ha interpretato Il mare d’inverno. «La più grande conquista è stata farla restare seduta, Loredana ha la tendenza a scappare di fronte ai problemi», spiega Ruggeri. «Trasmetteremo 45 minuti, ma la chiacchierata con lei è durata tre ore. Mario Lavezzi, nascosto dietro lo specchio, ha “buttato via” l’infanzia di Loredana, il traumatico rapporto con i genitori. E, guarda caso, lo stesso ha fatto Tecla, l’amica trans chiamata a fare il bilancio della vita di Maurizia Paradiso...». Il programma tocca corde delicate. «Ma regala momenti intensi. Maurizia ha raccontato di quando la madre, per potersi andare a prostituire, la lasciava a guardare film, in un cinema, per tutto il pomeriggio». Insomma, quello che le donne non hanno mai raccontato. «Le altre ospiti, Alessandra Mussolini, Rita Rusic, Patty Pravo, Susanna Tamaro offrono ognuna diverse chiavi di lettura. Le ho sentite parlare in Tv tante volte, ma avrei sempre voluto chiedere loro qualche cosa di più. Da Federica Pellegrini e Anna Tatangelo vorrei invece capire che cosa si prova ad affrontare la vita a diciott’anni, con la prima che resiste cinque ore in acqua ogni giorno per essere e restare la più brava del mondo. Anna invece mi sembra impenetrabile, per certi versi si comporta da quarantenne, anche se è giovanissima. Perché? Lo scoprirò. Molte donne si sono confidate più con me che con le amiche del cuore. Faccio di tutto perché le mie ospiti si dimentichino di stare in Tv». Quello che le donne non dicono è cucito sulla sensibilità di Ruggeri. «Non potrei creare canzoni o racconti o poesie se non sapessi ascoltare. Ora sono alle prese con un ennesimo debutto, sto scrivendo la mia prima colonna sonora per un road movie di un regista slavo ambientato tra Albania, Jugoslavia e Trieste. Il Bivio, invece, non so se lo riproporremo. Dopo tre edizioni con ottimi risultati forse non è giusto.

Mi piace alzarmi dal tavolo mentre sto vincendo».

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