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“Con Basco Rosso vi racconto quei ragazzi che credono nei valori del tricolore

In onda in seconda serata su Rai 1, la docu-serie prodotta da Groenlandia sta catturando una buona fetta di pubblico. Il regista Claudio Camarca: “Raccontiamo cose molto forti e senza alcuna censura”

“Con Basco Rosso vi racconto quei ragazzi che credono nei valori del tricolore”

Un altro tipo di televisione è possibile. Programmi dedicati alle istituzioni, a ragazze e ragazzi che rappresentano lo Stato e lo onorano quotidianamente. “Basco Rosso” ne è l’esempio, un prodotto di qualità con protagonista un contenuto alto. Prodotta da Groenlandia, la docu-serie racconta l’addestramento per entrare in uno dei più importanti reparti d’élite dell’Arma dei Carabinieri, gli Squadroni Eliportati Cacciatori, impegnati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Protagonista su Rai 1 in seconda serata per quattro lunedì, “Basco Rosso” porta lo spettatore per la prima volta in assoluto nelle caserme dove gli aspiranti Cacciatori intraprendono questo duro e altamente professionalizzante percorso per il conseguimento della specializzazione.

La docu-serie è stata portata in Rai da Antonio Di Bella, direttore dell’approfondimento della tv di Stato, e gli ascolti hanno sorpreso tutti. O quasi, come ci racconta il regista e autore Claudio Camarca: “Me li ero immaginati. Io volo ma con i piedi per terra (ride, ndr). Il successo che stiamo ottenendo è una sorpresa per chi non conosce il mondo militare e quello dell’Arma dei Carabinieri. Noi non stiamo raccontando dei marziani, ma dei ragazzi come tanti che fanno una scelta di vita importante e che a un certo punto decidono di fare un upgrade, sempre con l’obiettivo di aiutare i cittadini. Non è altro che ciò che facciamo noi ogni giorno: migliorare noi stessi attraverso delle prove o degli esami”.

Basco Rosso 2

Già al timone di prodotti di qualità come “Avamposti” – serie tv imperniata sul lavoro quotidiano dell’Arma dei Carabinieri – Camarca ha seguito questi ragazzi tra la caserma del Tuscania a Livorno e la base operativa all’interno dell’eliporto “Luigi Razza” di Vibo Valentia: “Io conosco abbastanza bene il mondo dell’Arma, collaboro con il Comando generale da quasi sette anni. Per me è stato abbastanza normale raccontare dall’interno cosa volesse dire essere un carabiniere, essere un servitore dello Stato. Per quanto mi riguarda, è anche un modo per liberare il mondo delle forze dell’ordine da una certa patina. Noi raccontiamo semplicemente dei ragazzi che, sembra paradossale forse, credono in un giuramento fatto: un giuramento in cui dicono di essere pronti a donare la vita per uno sconosciuto, per un cittadino. Ragazzi che credono nei valori del tricolore: la dignità della persona umana, il coraggio, l’altruismo, la generosità, l’onestà morale”.

Anche durante le riprese di “Basco Rosso”, Camarca ha potuto fare affidamento alla grande fiducia dei militari nei suoi confronti: “È un dato di fatto che ogni volta mi scalda il cuore. Io sono stato dieci settimane con loro, con due settimane propedeutiche a farmi conoscere. Non ho mai avuto nessuno che mi abbia detto ‘non puoi filmare questo’ o ‘non puoi raccontare questo’. Io dico sempre di sperare di essere all’altezza di quei ragazzi”. Nessuna censura, nessun taglio, solo vita vera:“Noi abbiamo raccontato delle cose molto forti. Nella terza puntata ci sono dei momenti molto duri: ad esempio, il capo istruttore ad un certo punto li tratta in maniera ‘paterna’. Io ho fatto vedere il montaggio al comando generale e non c’è stata alcun tipo di censura: hanno capito che raccontare dall’interno la molla valoriale che ti spinge ad indossare una divisa è importantissimo sia per le istituzioni che per i cittadini”.

Basco Rosso 3

In un momento di zenit del trash sul piccolo schermo, “Basco Rosso” potrebbe diventare un punto di riferimento per progetti simili: “Devo dire un grazie enorme ad Antonio Di Bella e alla Rai: vedere un programma così in seconda serata su Rai 1 è una rarità. La risposta di pubblico racconta che - forse un po’ meno pigrizia – programmi del genere potrebbero andare anche in prima serata. Noi abbiamo fatto più di un milione di spettatori poco dopo mezzanotte di lunedì notte. Il pubblico c’è: bisogna raccontare il Paese, senza genuflettersi sulle cose da ombelico e da stomaco”.

Il programma ha ottenuto grandi consensi di pubblico, ma anche tra le forze armate: “Per me la cosa più importante è quando ti scrivono i carabinieri e i militari di altri reparti per ringraziarti del lavoro che fai: non c'è regalo più bello”.

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