
Non è stata un'intervista semplice quella tra Massimo Bossetti il muratore di Mapello condannato all'ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, che è stato il protagonista della prima puntata di Belve Crime, spin off di Belve il programma condotto da Francesca Fagnani andato in onda ieri sera 10 giugno.
Lo scontro
Nella lunga intervista non sono mancati momenti di scontro con Francesca Fagnani. Come quando l’ex muratore ha iniziato a parlare di Fulvio Gambirasio, padre di Yara. "Quello che mi ha sempre stupito è che, quando è sparita la povera Yara, mi vedo arrivare in cantiere il papà di Yara. Mio cognato mi dice che lui era il papà di Yara" A questo punto, Francesca Fagnani incalza, chiedendo: "Cosa c'è di tanto anomalo in un comportamento simile?". Bossetti insiste: "Cosa c’è di strano? Tutto. Un genitore va in cantiere per vedere cosa facevo lì?". La giornalista lo blocca:
"Sta sbagliando a commentare, non può fare nemmeno quella faccia, come fa a interpretare quello che è giusto o non giusto per un genitore a cui è sparita una figlia?" lo incalza la Fagnani e lui a quel punto dice ancora: “Io sarei andato in capo al mondo, non sarei tornato a casa fin quando non l’avrei tornata, io non riuscirei ad andare a lavorare”.
Il dna della discordia
E ancora momenti di tensione quando si tocca il tema del Dna ritrovato sugli indumenti della vittima. Bossetti alza il tono: "Chi lo dice che era il mio il Dna sugli slip di Yara? È tutto assurdo". "Non per la scienza nè per la legge" risponde la Fagnani e a questo punto Bossetti si addentra in uno degli argomenti cardini della sua difesa: "Il Dna nucleare, che si dovrebbe disperdere a poche settimane, era presente - invece - il mitocondriale, che è risaputo da tutti che non si può disperdere, non c'è".
Dov'era il giorno del delitto
Un altro dei passaggi più intensi dell'intervista è quello dedicato alle ore cruciali della scomparsa di Yara e agli eventi che seguirono immediatamente. Massimo Bossetti descrive quella giornata come del tutto ordinaria: "È stata una giornata come tante", afferma, evitando però di fornire dettagli precisi su dove si trovasse o cosa stesse facendo in quei momenti.
Ricorda solo alcune attività consuete, come una visita dal commercialista — circostanza che, a suo dire, sarebbe confermata da un modello F24 presente negli atti —, un incontro con il fratello e un passaggio dal parrucchiere. Tuttavia, non offre ulteriori chiarimenti, ad esempio sul motivo per cui il suo cellulare risultasse spento fino al mattino successivo alla scomparsa della ragazza.