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Reality, rinuncia al velo, coming out: l'ex suor Cristina vista dalla psicologa

Osservando l'Isola Dei Famosi abbiamo già sentito parlare di rinuncia, rinascita, prova, fede e sfiducia. Se dovesse arrivare anche il suo coming out il cerchio della celebrita di Cristina Scuccia, ex Suor Cristina, avrebbe compiuto davvero un giro di 360 gradi. Cosa ci racconta questa storia che incuriosisce così tanto il pubblico? Lo abbiamo chiesto alla psicologa

Reality, rinuncia al velo, coming out: l'ex suor Cristina vista dalla psicologa

Assolutamente paradossale che le prime parole di Cristina Scuccia sull'Isola dei Famosi abbiano parlato di "perdita di fiducia negli altri". Proprio lei che era comparsa per la prima volta in tv a The Voice of Italy, nel 2014, come Suor Cristina, rappresentando "fede" e "devozione". Oggi racconta di aver trovato solo nella terapia psicologica l'aiuto per non perdersi. Nel tentativo di continuare a vedere il reality come una specie di “buco della serratura” da cui osservare le diverse sfumature della nostra società, perciò, non possiamo non fermare lo sguardo su quanto sta succedendo in Honduras durante queste prime settimane. Solite dinamiche di isterie e crisi dovute alla mancanza di cibo a parte, sembra che l'ex Suor Cristina si sia già conquistata il ruolo di personaggio più seguito del momento grazie a questa sua scelta, dopo la rinuncia ai voti, di partire per una delle esperienze più estreme che è offerta i Vip di ogni genere e grado di celebrità. L’incastro perfetto di questa edizione dell'Isola è offerto dal terremoto mediatico portato dal divorzio di Ilary Blasi, conduttrice del programma, e della prima apparizione tv di Scuccia in versione laica; questi gli elementi principali che al momento stanno facendo volare lo show di Canale 5 anche in termini di ascolti. E mentre in Italia tutti si chiedono se stia arrivando l’ennesimo scoop con il coming out della vincitrice di The Voice 2, proviamo a vedere meglio cosa rappresenta questo personaggio che incuriosisce così tanto! Abbiamo chiesto, perciò, aiuto alla dott.ssa Katia Amorese, psicologa e psicoterapeuta, per capire di più la storia dell'ex Suor Cristina, e del perché questo personaggio appassiona ed incuriosisce così tanto il pubblico.

Dottoressa come mai questa storia di Suor Cristina appassiona e a tratti sembra quasi "incattivire" il pubblico?

Conosce questa frase di Herman Hesse: "Se odi qualcuno, vuol dire che in lui odi qualcosa di te"? Apparentemente potrebbe sembrare illogico ma ciò che ci infastidisce negli altri, dice poco di loro e tanto su di noi. Se teniamo presente questo possiamo supporre che chi è più duro con Cristina Scuccia, si trova probabilmente di fronte ad una caratteristica della propria psiche che non vuole vedere e che non desidera accettare.

Cosa possiamo notare, se andiamo oltre il velo e il clamore, nella storia di Scuccia?

Quella di Cristina Scuccia è una storia che racconta del coraggio e della forza di ascoltare i propri bisogni. Per quello che è possibile osservare dalla parte pubblica della vicenda, probabilmente l'arrivo del successo è stato utilizzato da questa giovane donna, per avere una possibilità, chissà, forse una via di fuga? Probabilmente i voti lo sono stati quando racconta di aver sentito la chiamata, a 19 anni, e con la possibilità della celebrità ha voluto cogliere una possibilità che magari prima di allora non aveva avuto.

A proposito del suo successo, Cristina Scuccia racconta di avere perso la fiducia nell'altro dopo la vittoria a The Voice, e di aver cercato aiuto nella terapia. Cosa accade quando si sviluppa questo tipo di "sfiducia assoluta", e come si affronta nella stanza di terapia?

La fiducia è necessaria per la nostra sopravvivenza. Ogni giorno compiamo anche inconsapevolmente dei piccoli atti di fiducia. Verso la persona che guida il taxi, il forno dove acquistiamo il pane, l’insegnante a cui affidiamo i nostri figli. La fiducia è un aspetto fondamentale della vita sociale. “Fiducia” è una parola chiave in ambito terapeutico; La motivazione e la fiducia sono infatti il veicolo imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi in qualsiasi modello psicoterapeutico. Carl Rogers, che è considerato uno dei maggiori esponenti della psicologia umanistica, offre un modello teorico di relazione d’aiuto basato su alcuni punti cardine, uno di questi è appunto la fiducia. Partendo dalla visione umanistica e positiva dell’uomo inteso come un essere che non è fatto solo di problemi, limiti, conflitti, patologia, ma che è prima di tutto “sano”, possiede risorse, capacità, qualità e potenzialità. La fiducia diviene uno degli atteggiamenti interiori alla base di qualsiasi relazione d’aiuto e significa credere nelle proprie e altrui risorse. Nella stanza di terapia si lavora cercando di andare a fondo, più vicini possibile alla nascita del problema.

Dallo scegliere di andare in terapia al fidarsi del proprio terapeuta, quale è lo scatto che fa il paziente, e che quindi ha fatto anche Scuccia nel suo caso, secondo la sua esperienza?

Andare a parlare della propria sofferenza o disagio con qualcuno (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra) è qualcosa verso la quale si è tanto motivati o che si è elaborato un po' alla volta; altre volte ancora è un passaggio obbligato. Bisogna avere chiaro prima di tutto che quello che si instaura tra terapeuta e paziente è innanzitutto un legame umano, cioè tra due persone. Quando terapeuta e paziente entrano in relazione costruiscono un legame che durante tutta la psicoterapia ha la funzione di fare da sfondo rassicurante e contenitivo a un processo di crescita. La terapia è una danza a due, se riesce, se s’instaura un rapporto di fiducia, lo scatto “è merito” tanto del paziente quanto del terapeuta.

Per quella che è la sua esperienza, è diffuso nella nostra società questo modo di avere sfiducia nell'altro di cui parla Suor Cristina?

Noi siamo per natura portati a stare in contatto con l'altro. Il lockdown ha messo in pausa i nostri rapporti sociali, la pandemia ha avuto un impatto enorme sulle relazioni familiari, romantiche e di amicizia. Tutto ciò ha comportato uno stravolgimento degli stili di vita quotidiani e delle dinamiche relazionali, con ripercussioni sul benessere psicosociale dell’intera collettività. Sfiducia, paranoia, stili evitanti, isolamento, diffidenza sono solo alcuni dei “sintomi” che riscontriamo oggi nelle stanze di terapia.

Mentre in Honduras, complice l’solamento, Cristina Scuccia prova ad allenare la sua fiducia verso il prossimo, in Italia impazza la notizia di un suo imminente coming out. Come influisce secondo lei questo, nel proseguimento del percorso intrapreso da Scuccia?

Credo che Cristina Scussia si troverà a dover gestire ancor di più al suo ritorno l'impatto del successo personale e delle conseguenze psicologiche della notorietà, la soddisfazione delle aspettative e della sete d’informazioni dei fan e la gestione del rapporto con i media; non ultimo, avrà il compito di gestire la convivenza con i mutamenti psicologici derivanti dalla notorietà nel rapporto con se stessi, con gli altri e con il mondo. Questi sono dei punti con cui si trovano spesso a fare i conti personaggi famosi. Sono fermamente convinta che a prescindere dal gossip del momento per offrire un reale sostegno, potenziare le risorse per fronteggiare le difficoltà, una volta chiusa la porta della stanza di terapia occorre che Scuccia venga “trattata” semplicemente da essere umano.

Ci sono state storie simili a questa nel nostro spettacolo, ricordiamo per esempio Padre Cionfoli, che partecipò a Sanremo nell'82 e nell'83 e che oggi ha moglie e figli. Pensavo anche ad una similitudine inversa, sempre in ambito di spettacolo, ovvero quella di Caludia Koll, che ha raccontato della sua conversione dopo essere stata attrice anche di film audaci. Con le dovute proporzioni rispetto ai due esempi, perché proprio questo caso ci scandalizza ancora?

Di fondo perché ci si aspetta sempre l'idea di una donna "buona" che si dedica agli altri e fa, quindi, scalpore, una ragazza che si allontana dal "sacrificio", magari dando spazio ad un desiderio. Forse l'indipendenza e l'autonomia al femminile sono ancora visti con sospetto e con qualche dubbio. Ma credo anche che il pubblico sia poi capace nel tempo di osservare una sana evoluzione e di riconoscere la verità, dove c'è.

Da una storia come quella di Cristina Scuccia, qual è il buono che possiamo prendere ad esempio? Considerando l’inizio della sua “carriera”, la rinuncia al velo, e la scelta di partire per l’Honduras mettendo nel proprio bagaglio insicurezze, paure e fobie?

Quando è apparsa come Suor Cristina la cosa che più di ogni altra è stata vincente del suo "personaggio" sono state le prime parole che ha detto non appena finita l'esibizione di The Voice: "Ho un dono ve lo dono". Anche se fino a quel momento era appartenuta ad un mondo lontano da quello della tv (ovvero quello del velo e della spiritualità) in quel momento ha offerto alle persone un modo per immedesimarsi in lei. É evidente che il pubblico ha bisogno e si nutre di questo. Il risvolto della medaglia è che poi quello stesso pubblico si rivela spietato e si sente autorizzato a giudicare ed infierire. Questo è sicuramente terreno fertile per sviluppare un sentimento di sfiducia verso l'altro, come è successo poi a Cristina Scuccia, che ha visto quello stesso pubblico inferocito nel momento del suo cambio di vita. Ovviamente la mia "analisi" si ferma qui e a quello visto in tv, non conosco i suoi vissuti profondi, che sicuramente condividerà con il suo terapeuta! Per quanto riguarda il pubblico, credo si importante tenere caro quel messaggio iniziale del "dono".

Ora l'interrogativo finale su Cristina Scuccia, all'alba della sua avventura con l'Isola Dei Famosi, ed in vista di quanto accadrà al suo ritorno, sarà capire se sarà mai fino in fondo libera dall'ombra di Suor Cristina, o se sarà sempre ricollegata a questo suo esordio...

Il processo di cambiamento di Cristina Scuccia è iniziato con la rinuncia all'abito, questo è un percorso che dovrà continuare prendendosi cura delle sue fragilità e trovando le risorse per affrontare gli ostacoli che incontrerà nella sua nuova vita. Sarà importante che ricordi di lavorare sodo ed essere coraggiosa per confermare la sua scelta.

Mi sembra che sia sulla buona strada perché nonostante il cambio di vita non ha rinnegato le sue scelte precedenti, rinnegare chi siamo stati è sempre un grande errore, il passato è sempre un maestro per la nostra evoluzione. Se sarà capace di vedere il passato in questo modo, forse, sarà meno ombra di quanto oggi appare.

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