"Trois, deux, un..." Così il fischio di Giochi senza frontiere unì l'Europa in tv

Dal 1965 al 1999, con una pausa negli anni Ottanta, il programma, in onda in Eurovisione, registrava ascolti medi di oltre 100milioni di telespettatori, di cui 17 in Italia. Oggi sono tanti i nostalgici che vorrebbero rivederlo sul piccolo schermo

Frame  tratto da YouTube
Frame tratto da YouTube

È il 26 maggio 1965 e, molto prima della nascita dell’Unione europea, che si concretizzerà nel 1992, nel secondo programma, quello che in futuro sarà chiamato Raidue, va in onda la prima puntata di Giochi senza frontiere, una trasmissione ludica dove si sfidano squadre provenienti da diverse nazioni d’Europa.

Per arrivare fin qui, bisogna fare un passo indietro di qualche anno. Nel 1959, in Italia viene trasmesso un programma che si chiama Campanile Sera, condotto da Enzo Tortora e Mike Bongiorno, in cui una città del nord si sfida, a colpi di quiz, con una del sud. Il successo di questa trasmissione arriva fino in Oltralpe, dove nel 1962 il presidente Charles De Gaulle decide di fare una versione francese, dal titolo Intervilles. In un secondo momento, la sua idea sarà quella di promuovere giochi televisivi per far incontrare giovani francesi con i coetanei tedeschi, così, nel 1965, il programma tv cambia nome, diventa Jeux sans frontières. Nello Stivale, appunto, Giochi senza frontiere. La prima edizione vede squadre provenienti da Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Paesi Bassi e Svizzera sfidarsi in giochi spettacolari e spesso bizzarri, all'insegna del divertimento e della cooperazione internazionale.

Il format è prodotto dall’ Unione europea di radiodiffusione (UER), va in onda, dunque, in Eurovisione, ed è introdotto da una sigla iconica: il Te Deum di Marc-Antoine Charpentier. Nelle case italiane, sullo schermo della tv, su uno sfondo rigorosamente blu, campeggia la scritta Rai, attorniata dalla parola Eurovision. Una sigla, seppur modificata, tuttora usata per le trasmissioni in Eurovisione, come i Mondiali di calcio, l'Eurovision o il Festival di Sanremo.

Le squadre si fronteggiano in una serie di giochi a tema, molti dei quali in acqua, spesso caratterizzati da ostacoli gonfiabili, costumi stravaganti e prove di abilità fisica e mentale. Una atmosfera gioiosa, che nelle sere d’estate, in cui i palinsesti televisivi sono assai scarni, tiene compagnia a intere famiglie. Negli anni, al timone della conduzione italiana si alternano diversi presentatori. I padroni di casa della prima edizione dei Giochi sono Giulio Marchetti ed Enzo Tortora, seguiti da Renata Mauro e, ancora, negli anni Settanta, da Rosanna Vaudetti. Tra gli anni Ottanta e Novanta si alternano volti popolari come Milly Carlucci, Ettore Andenna, conduttore record con alle spalle 12 edizioni per 103 puntate, Claudio Lippi, Simona Izzo, Maria Teresa Ruta e Simona Tagli.

Le nazioni partecipanti

Giochi senza frontiere

Nel corso degli anni, Giochi senza frontiere vede la partecipazione di numerose nazioni europee. Oltre ai Paesi fondatori, tra i quali l'italia, altre nazioni si aggiungono nel tempo, tra cui Regno Unito, Spagna, Portogallo, Grecia, Malta, Austria e molti altri. Ad ogni puntata, ciascuna nazione mette in campo una squadra composta da membri di una specifica città. Questa varietà di partecipanti ha reso il programma un vero e proprio festival dell’amicizia europea, dove le varie nazioni mostrano apertura e voglia di confronto. Persino il montepremi viene abbinato alla Lotteria europea, che offre in palio circa 5 miliardi di lire ed è proposto in Ecu - l'unità di conto europea - in un periodo storico in cui l’Euro è solo un miraggio. Il successo è talmente grande che in alcuni anni va in onda la versione invernale del programma, mentre l’allora Fininvest, tra la fine degli anni Ottanta e il 1993, manda in onda in estate un programma concorrente che chiama Bellezze al bagno.

Ma torniamo a Giochi senza frontiere. In un arco temporale che va dal 1965 al 1982 e dal 1988 al 1999, dopo cena, nella maggior parte delle famiglie europee, comprese quelle italiane, inizia la festa. Mamma, papà e figli sul divano davanti il televisore, spesso sopraffatti dalla calura estiva, guardano, con sana invidia, i concorrenti immergersi in piscine e vasche colme d’acqua al suono del fischietto del giudice preceduto dalla storica frase "Attention: trois, deux, un...". A quel tempo, in quasi tutta Europa, si sintonizzano circa 100milioni di telespettatori, di cui 17 solo in Italia. Oggi sono ancora tanti i nostalgici di quel programma tv, tant’è che nel 2019, Mediaset, in ricordo dei bei tempi andati, ha riproposto il format con un nuovo titolo, EuroGames, condotto da Ilary Blasi e Alvin. Una rivisitazione ridotta, dal momento che a partecipare sono stati solo Italia, Spagna, Germania, Svizzera e Polonia. Un’operazione nostalgia che però non ha avuto un seguito.

Fino agli anni Novanta, guardare Giochi senza frontiere è come fare un viaggio virtuale negli usi e costumi dei vari Paesi protagonisti. I giochi, infatti, sono spesso ispirati a temi storici, culturali o legati alle tradizioni delle città ospitanti. In un episodio, le squadre sono chiamate a costruire una torre umana, un omaggio alla tradizione catalana dei “castells”. In un’altra occasione, i concorrenti devono attraversare una piscina con una gigantesca zattera a forma di pizza, rendendo omaggio alla cultura culinaria italiana.

Un altro elemento che caratterizza il programma è la presenza dei giudici internazionali, che garantiscono l’equità delle competizioni. L’Italia ha partecipato a tutte le edizioni estive, portando a casa 4 vittorie, compresa una nel 1999, anno in cui cala il sipario di questo format tanto amato e oggi assai rimpianto.

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