"Israele credibile", "C'è un limite...". Rissa tv tra Montanari e Tricarico

Da una parte il professore universitario Tomaso Montanari, fiero avversario del governo israeliano e delle sue politiche sulla striscia di Gaza. Dall’altra, sul versante opposto, il generale Leonardo Tricarico

"Israele credibile", "C'è un limite...". Rissa tv tra Montanari e Tricarico
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Si accende il dibattito durante l’ultima puntata di Piazza Pulita, il programma di approfondimento politico condotto da Corrado Formigli su La7. Quando si parla di Israele, Hamas, il ruolo di Donald Trump e il recente spiraglio di pace su Gaza i toni sono sempre alti e aspri. Questa volta, però, il livello dello scontro si è alzato e in studio si è consumata una vera e propria rissa verbale tra due personalità del dibattito pubblico nostrano tanto autorevoli quanto distanti.

Da una parte il professore universitario Tomaso Montanari, fiero avversario del governo israeliano e delle sue politiche sulla striscia di Gaza. Dall’altra, sul versante opposto, il generale Leonardo Tricarico, difensore dell’esistenza di Israele e difensore delle politiche adottate dal governo guidato da Giorgia Meloni e dalle altre anime del centrodestra di maggioranza. Il primo a esordire è proprio Tricarico. “Io parto dal concetto di una credibilità di fondo di Israele...”, inizia il suo ragionamento. Una riflessione che viene interrotta in modo brusco, e forse un pò maleducata, dalla rabbia ideologica del rettore universitario. Tomaso Montanari lo interrompe: “Ma come si fa dopo 60 mila morti? C’è un limite alle cose che si possono dire”. Da qui inizia l’aspro confronto che finisce in un nulla di fatto perché Formigli decide di interrompere tutto per evitare troppa confusione.

A concludere il ragionamento ci pensa Montanari che fa una chiosa sul recente accordo trovato tra Israele e Hamas. “Però sicuramente qualcosa è successo. Il punto è che questo forse è un cessate il fuoco.

Io mi chiedo se sia un cessate il genocidio, cioè se il progetto, il disegno di eliminare quel popolo, di avverare l’idea che quella fosse una terra senza popolo, sia un progetto che rimane nella testa di Netanyahu e anche nella testa di una parte maggioritaria della società israeliana, perché il problema non è solo Netanyahu”, conclude attaccando nuovamente il generale.

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