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"L'Italia non è pronta a certe verità". Giletti ascoltato dalla Dda di Firenze

L'amarezza del conduttore di Non è l'arena: "Alcune verità fa più comodo tenerle nei cassetti". Urbano Cairo assicura: "Ha avuto totale libertà"

"L'Italia non è pronta a certe verità". Giletti ascoltato dalla Dda di Firenze
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La decisione di sospendere la messa in onda di Non è l'arena è arrivata come un fulmine a ciel sereno. La notizia dell'improvvisa scelta è stata comunicata nella giornata di ieri da La7, che comunque ha voluto ringraziare Massimo Giletti per il lavoro portato avanti in questi sei anni "con passione e dedizione". Il conduttore ha accolto con grande delusione la decisione dell'emittente e anche oggi non ha risparmiato alcune considerazioni alla luce di quanto sta accadendo in queste ore.

Giletti ascoltato dalla Dda di Firenze

Stando a quanto riferito dall'Agi, il giornalista sarebbe stato ascoltato per ben due volte dalla Dda di Firenze (la prima volta a dicembre e la seconda a febbraio) che indaga sulle stragi del 1993. Al centro sarebbe finita l'intervista risalente a novembre 2022 quando Salvatore Baiardo parlò della malattia di Matteo Messina Denaro e dell'ipotesi che potesse consegnarsi.

Nella giornata di ieri Giletti ha smentito le voci circolate di recente riguardo una presunta perquisizione della Dia nella sua abitazione. Indiscrezioni che sono state bollate come "una notizia falsa". Secondo l'Adnkronos fonti giudiziarie hanno riferito che non risulta nessuna perquisizione disposta dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze nei confronti del conduttore, così come non "risultano disposizioni di acquisizioni di atti" nei suoi confronti da parte della stessa Procura.

Il Tapiro d'oro

Nel frattempo Valerio Staffelli ha consegnato il Tapiro d'oro a Giletti in seguito alla sospensione di Non è l'arena. Per lui si tratta del quinto "trofeo" ricevuto da Striscia la notizia, il tg satirico in onda su Canale 5. L'inviato lo ha interpellato in merito all'ipotesi del collegamento tra lo stop al programma su La7 e la discussa messa in onda dello speciale su Matteo Messina Denaro. "L'Italia non è ancora pronta ad ascoltare certe verità, fa più comodo tenerle nei cassetti", ha risposto il giornalista.

Ieri Giletti aveva espresso il proprio disappunto per la scelta intrapresa sulla trasmissione, rivolgendo il suo pensiero alla propria squadra che lo ha accompagnato nel corso delle varie puntate del programma: "In questo momento, l'unico mio pensiero va alle 35 persone che lavorano con me da anni e che da un giorno all'altro - senza alcun preavviso - vengono lasciate per strada".

Dal suo canto Urbano Cairo, patron di La7, ha assicurato all'Ansa che la componente della libertà di lavoro non è mai venuta meno nelle 194 puntate di Non è l'Arena in questi sei anni: "Ha potuto trattare in totale libertà tutti gli argomenti che ha voluto inclusi quelli relativi alla mafia sulla quale ha fatto molte puntate, con tutti gli ospiti che ha voluto invitare". Infine gli ha augurato di "trovare la stessa libertà incondizionata" anche nella sua eventuale prossima esperienza televisiva.

L'incognita Rai

In tutto ciò resta ancora un'incognita il futuro di Massimo Giletti che, stando ad alcune voci delle ultime settimane, potrebbe effettuare il passaggio in Rai. Si parla di un ipotetico talk show di informazione sulla seconda rete eventualmente nella serata del giovedì, ma al momento restano solo indiscrezioni che non hanno ancora trovato alcuna conferma ufficiale.

A proposito di presunti contatti con i dirigenti Rai relativi al suo futuro, Giletti ha smentito "in modo categorico" di aver avuto incontri sia con dirigenti sia con funzionari della televisione pubblica aventi per oggetto questo tema.

"Voglio che sia chiaro per il rispetto che devo ad entrambe le aziende, sia a quella per cui ho lavorato in passato, sia a quella per cui resto a disposizione oggi", ha aggiunto all'Adnkronos.

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