
Nella lunga e straordinaria carriera di Pippo Baudo, scomparso all’età di 89 anni, ci sono aneddoti che sfumano nel mito. Tra questi, uno dei più curiosi riguarda un cane, diventato, almeno secondo la versione dello stesso conduttore, il protagonista inconsapevole del suo successo. "Io devo il mio successo a un cane, lo devo a Rin Tin Tin", amava dire con quella sua ironia disarmante e sincera.
Ma cosa c’entra davvero Rin Tin Tin, il famoso pastore tedesco della televisione americana, con l’esplosione della carriera di Baudo? La risposta affonda le radici nel 1966, anno cruciale per il giovane presentatore siciliano.
L’idea di “Settevoci” e lo scetticismo iniziale della Rai
Nel 1966, Baudo propose alla Rai un programma nuovo, originale, pensato per valorizzare i talenti emergenti: si trattava di "Settevoci", un format innovativo per l’epoca, in cui coppie formate da un concorrente e un cantante si sfidavano in una gara di abilità e simpatia, giudicati dall’applausometro.
Una sorta di talent show ante litteram, che avrebbe poi lanciato artisti del calibro di Al Bano, Massimo Ranieri e Orietta Berti. Tuttavia, i dirigenti dell’epoca non furono colpiti: Mario Carpinella, una delle figure chiave della Rai, bollò il programma come "intrasmettibile". Le prime sei puntate vennero registrate, ma senza grandi speranze: archiviate e dimenticate.
Il colpo di fortuna
Ed è qui che entra in gioco Rin Tin Tin. Secondo quanto riportato nella biografia ufficiale di Baudo, “Ecco a voi Pippo Baudo. Una storia italiana” (Ed. Solferino), tutto cambiò domenica 6 febbraio 1966. Quel giorno, per cause non del tutto chiarite, la puntata prevista della serie americana "Le avventure di Rin Tin Tin" non arrivò in tempo alla sede Rai. Si creò così un buco improvviso nella programmazione domenicale.
Qualcuno, cercando un contenuto da trasmettere al volo, pescò dagli archivi proprio la prima puntata di Settevoci. Quella messa in onda casuale, secondo Baudo, fu un successo clamoroso: 84% di share e 86% di gradimento, dati mai visti prima. Di fronte a quei numeri, la Rai cambiò rotta: il programma venne promosso, allungato e prolungato per altri quattro anni, diventando un appuntamento fisso della domenica pomeriggio.
Una leggenda metropolitana? Il dubbio degli storici della TV
Come spesso accade con le grandi storie di successo, anche questa è stata messa in discussione. Alcuni storici della televisione, tra cui Pino Frisoli, hanno infatti sottolineato come Settevoci fosse già regolarmente segnalato sul Radiocorriere TV, il settimanale ufficiale della Rai, stampato con largo anticipo. Anche alcuni quotidiani dell’epoca, seppur brevemente, anticiparono la trasmissione.
Secondo questa versione, la leggenda del "salvataggio" da parte di Rin Tin Tin sarebbe dunque una ricostruzione romanzata. In realtà, il telefilm era previsto per il giorno successivo e venne regolarmente trasmesso. Settevoci, quindi, non sarebbe stato una scelta improvvisata, ma parte di un palinsesto pianificato, anche se con scetticismo.
La vera storia di Rin Tin Tin
A rendere ancora più affascinante il racconto è proprio la figura di Rin Tin Tin, non solo personaggio televisivo ma vera e propria leggenda canina. Il primo Rin Tin Tin venne trovato da un soldato americano, Lee Duncan, in un canile bombardato in Francia, poco prima della fine della Prima guerra mondiale. Sopravvissuto con la sorella Nanette, il cane fu portato negli Stati Uniti, dove Duncan lo addestrò personalmente.
Nel 1923, Rin Tin Tin esordì al cinema e divenne un attore protagonista di numerosi film dell’epoca del muto. Dopo la sua morte, nel 1932, il suo nome venne “ereditato” da altri pastori tedeschi della stessa linea genetica, impiegati in film, radio e programmi TV. La serie televisiva più celebre, “Le avventure di Rin Tin Tin”, andò in onda dal 1954 al 1959 sulla rete americana ABC, raccontando le vicende del cane accanto al giovane Rusty in un’ambientazione western. In Italia, la serie fu trasmessa per la prima volta nel 1956 dalla Rai e replicata più volte nei decenni successivi, fino ad arrivare su Rete 4 nel 2008.
Tra verità e mito: un simbolo di resilienza
Che si tratti di un colpo di fortuna o di una ricostruzione affettuosamente romanzata, la verità è che quella storia dice molto di Pippo Baudo. Di un uomo che ha saputo rischiare, credere nelle sue idee, e affrontare il sistema con coraggio e una buona dose di ironia. E anche se oggi possiamo mettere in dubbio i dettagli di quel famoso "salvataggio" televisivo, l’aneddoto resta uno dei più emblematici: un racconto che intreccia cinema, TV, casualità e talento, e che rende ancora più umano e affascinante il percorso di uno dei più grandi protagonisti della cultura pop italiana.
In fondo, anche le leggende, come i miti, servono a raccontare verità più profonde. E in questo caso, la verità è che senza Settevoci, e forse anche senza Rin Tin Tin, la storia di Pippo Baudo sarebbe stata diversa.