Festival di Sanremo

Sanremo buonista: ora pure i fischi all'Ariston ci indignano

In teatro i fischi ci sono sempre stati. Ma ormai viviamo in una società incapace di accettare e gestire il dissenso. Così, le critiche all'artista campano sono diventate motivo di polemica

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Da alcune ore non si parla d'altro, come se in Italia tutto ruotasse attorno a Sanremo. I fischi indirizzati dalla platea del teatro Ariston al cantante Geolier sono diventati una notizia. Un vero e proprio caso. Quell'esternazione di dissenso ha infatti guastato la rassicurante liturgia sanremese, portando per una volta un elemento di rottura all'interno dello show. "Credo che le persone non vadano fischiate, Geolier non ha fatto che il suo mestiere, portare della musica", aveva commentato in mattinata il presentatore della kermesse, Amadeus, interpellato sull'argomento.

Poche ore prima, a esternare il proprio dispiacere per l'episodio era stato lo stesso artista campano: "Mi sono esibito all'Ariston mentre le persone fischiavano e se ne andavano, è stato difficile", aveva detto Geolier, aggiungendo però che - in fin dei conti - "i fischi sono un modo per esternare un parere". E questo è esattamente il punto; il vero nocciolo della questione. Lo stupore e le polemiche su quei fischi sono la dimostrazione che ormai viviamo in una società assoggettata al politicamente corretto, incapace di accettare e tollerare le manifestazioni di legittimo e pacifico dissenso. Ormai l'unico parere ammesso è quello positivo e un po' buonista, spesso irrorato da abbondante retorica.

Così, i fischi rivolti a Geolier (o meglio, alla sua performance non troppo convincente) ci disturbano. Ma come si sono permessi di sollevare quella contestazione? La verità è che a teatro sono sempre esistiti gli applausi, le standing ovation ma anche i silenzi e i fischi. E anche il fatto che alcuni spettatori abbandonino la sala fa parte delle possibili reazioni del pubblico pagante. Accade pure negli stadi, quando i tifosi delusi lasciano anzitempo gli spalti in segno di protesta. Ma ormai il buonismo dilagante ci ha fregati e ci ha disabituati al dissenso e alla sana capacità di gestirlo. Ormai qualsiasi critica viene considerata come un affronto, come un fatto personale. Come un attacco agli intoccabili totem progressisti dell'inclusione e dell'accettazione a tutti costi.

Ma le critiche, finché vengono espresse in modo rispettoso della dignità altrui, non sono necessariamente un male. E poi, chi ha detto che a teatro si può applaudire ma non fischiare? Nel caso specifico, qualcuno nel commentare i dissensi piovuti su Geolier ha scomodato persino l'antimeridionalismo, che però non c'entra nulla. Il giovane artista campano, che è talentuoso e nel 2023 è stato uno dei più ascoltati in Italia, si è semplicemente confrontato con una platea viva e con le sue reazioni di pancia. Nulla vieta che presto quei fischi possano trasformarsi (nuovamente) in applausi, come gli auguriamo.

Il turbamento per quanto accaduto all'Ariston la dice lunga, anzi lunghissima, sulla melassa buonista nella quale ormai siamo immersi fino al collo.

Non solo durante Sanremo.

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