Uccide l’ex moglie: «Chiedeva sempre soldi»

Franco Sala

Uccide la moglie troppo «spendacciona». Un lampo di rabbia, un delitto d’impeto, si è consumato ieri poco dopo le 13 a Nova Milanese.
Erano separati da cinque anni. Lei Antonia Frappietri, 68 anni, era diventata un’ossessione per il marito. Ieri si presenta dall’uomo che aveva sposato una quarantina d’anni fa, in Via Fabio Filzi 19, quartiere Grugnotorto. Suona il campanello. L’ex compagno apre. I due entrano in casa, un modesto appartamento ritagliato al primo piano di una palazzina. Sono soli. La donna, pretende soldi, forse solo l’assegno di mantenimento stabilito dal giudice: difficile capirlo. Tra coloro che adesso stazionano davanti alla casa della morte, c’è chi qualche volta li aveva sentiti litigare.
L’uomo, Filippo Marconi, 66 anni, vigile del fuoco da 10 anni in pensione, perde le staffe. Aggredisce la donna con rabbia. Senza armi, sferra pugni e calci come un ossesso. Lei cerca di difendersi, poi crolla: l’ex pompiere è una furia, accecato da un odio incontrollato, non si ferma fino a quando vede la povera donna tirare l’ultimo respiro.
Lei abitava a Cusano Milanino e ieri pensava di trovare l’ex coniuge, con il quale aveva tirato grandi due figli, disponibile a chiarire una volta per sempre la questione dei soldi. Filippo Marconi, invece si è sentito schiacciato dal peso del ricatto. Lui, che forse pensava di ricucire il matrimonio andato a rotoli. Magari per quel carattere irascibile, prepotente, come spiega chi lo incontrava tutte le mattine al parco di Via Verta. Così il pensionato non poteva più andare avanti e magari lo aveva capito da un pezzo. Non trovava via d’uscita e quando ha perso lucidità ha deciso di uccidere.
Dopo il brutale omicidio, l’assassino si siede e finisce di pranzare. Il corpo martoriato della moglie è lì a due passi. In mezzo alle chiazze di sangue. La morte di Antonia Frappietri è stata atroce: l’ex marito le ha stroncato l’esistenza con una violenza inaudita. Quindi ha telefonato ai figli: «Ho ucciso la mamma non ne potevo più». Quindi, sconvolto con il volto stralunato l’omicida esce: cammina con lo sguardo perso nel vuoto. Uno dei figli avverte i carabinieri della compagnia di Desio. I militari del capitano Vincenzo Barbato intuiscono al volo e portano l’uomo in caserma.
Iniziano i rilievi. Sul tavolo in cucina c’è un biglietto. Lo ha scritto Filippo Marconi, prima d’uscire: «Chiedeva sempre soldi, una situazione che non ero più in grado di sopportare». Davanti agli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore di Monza Alessando Pepè, ha cominciato a parlare poco e senza chiarire tutto. «L’ho colpita perché mi esasperava», avrebbe detto senza mostrare segni di pentimento.

I figli, disperati, hanno atteso che gli inquirenti concludessero i rilievi. Nelle prossime ore, l’uomo sarà interrogato dal magistrato che l’ha arrestato con un’accusa terribile: omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

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