Enrico Lagattolla
Si era improvvisato tecnico del gas, mettendo mano alla caldaia di casa. Nessun intervento di un manutentore specializzato. Un’iniziativa che potrebbe essersi rivelata fatale. Il primo di marzo di quest’anno, infatti, la suocera era stata trovata morta nel suo appartamento di via Sammartini, nei pressi della stazione Centrale. Intossicazione da monossido di carbonio. Per questo Mauro T., 45 anni originario di Pavia, è stato rinviato a giudizio dal gup Anna Cattaneo per i reati di omicidio colposo, esercizio abusivo di professione e violazione della legge sul gas.
Secondo l’accusa, formulata dal pubblico ministero Giulio Benedetti, l’uomo avrebbe inizialmente sottoposto la caldaia a una revisione non regolare, eseguita cioè da tecnici non «certificati». Poi, in un secondo momento, sarebbe intervenuto in prima persona sull’impianto, per rimetterlo in funzione. Il tutto, ovviamente, senza le necessarie competenze.
E proprio il malfunzionamento di quella caldaia, installata nella cucina e utilizzata come scaldabagno, sarebbe all’origine del decesso della suocera. L’autopsia eseguita sul corpo della donna, infatti, avrebbe accertato la presenza di monossido di carbonio nel sangue e nei tessuti della vittima. Per questo il genero sarà processato il prossimo maggio davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano.
Dietro l’episodio, uno scenario diffuso che la magistratura sta monitorando da tempo. Solo nell’ultimo periodo, la Procura ha disposto controlli su oltre duecento appartamenti negli edifici Aler del quartiere Stadera. Di impianti a gas irregolari, per i quali è stato disposto il sequestro, ne sono stati individuati 48. A questi ne vanno aggiunti altri 35, a seguito dei controlli effettuati la scorsa settimana dalla Asl nello stesso quartiere.
Secondo Benedetti si tratta di «un fenomeno che non va sottovalutato». Cifre alla mano, risulta che nella grande Milano esistono oltre un milione di impianti a gas, 180mila dei quali solo all’interno delle mura spagnole. Un distribuzione a macchia di leopardo, che ha poco a che vedere con le distinzioni di censo. Numeri dietro ai quali potrebbero nascondersi fattori di rischio. «Il problema è culturale - spiega il magistrato -. Non ci si rende conto che si tratta di negligenze molto pericolose». Tanto che «da novembre dello scorso anno a maggio del 2005, abbiamo sequestrato una media di dieci impianti al giorno». Provvedimenti che il pm giudica «necessari».
Anche i dati di quest’anno parlano chiaro. «Da ottobre, mese in cui sono stati accesi i riscaldamenti, sequestriamo ogni giorno da quattro a dieci impianti a gas irregolari. Se c’è una situazione di pericolo non possiamo non intervenire».
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