Diego Pistacchi
da Genova
Ladro e perfetto infermiere, finora. Da ieri anche accusato di essere un assassino. Mauro Balletto, 41 anni, è in carcere. Non è stato uno slavo, un balordo venuto dall’Est a uccidere Monica Di Mari all’Ipercoop per rubare un cd da 15 euro. I carabinieri di Chiavari e il pubblico ministero non hanno dubbi: è stato un italiano, un uomo che ha un lavoro, che tutti i giorni accudisce gli anziani di una residenza protetta della Asl, ad aggredire la donna che lo invitava a seguirlo in ufficio per un controllo. Contro di lui, tanti indizi che potrebbero diventare prove schiaccianti una volta verificato in laboratorio tutto il materiale sequestrato nella sua abitazione.
Ma l’indagine della procura della Repubblica potrebbe essere addirittura doppia. Perché la morte della trentottenne uccisa all’Ipercoop, forse si sarebbe potuta evitare. Soprattutto se la donna avesse fatto il lavoro per il quale era stata assunta a 600 euro al mese, e cioè addetta alla portineria. E se quindi non fosse andata lei personalmente a fare un lavoro da guardia giurata. Per il quale non era preparata e che pure svolgeva, almeno a giudicare dalla denuncia fatta ai sindacati ai quali si era rivolta di recente. Una richiesta di chiarimenti, per l’esattezza, fatta non alla Cgil, della quale aveva la tessera, ma alla Uil. «Monica Di Mari, pur essendo iscritta alla Cgil, è venuta da noi 15 giorni fa per chiedere informazioni sul suo contratto - conferma Giorgio Strano della Uil-tucs di Genova -. Ci diceva: non capisco il mio ruolo, non sono preparata per la sicurezza, mi mettono al monitor, cosa devo fare?». E Vincenzo Del Vicario, segretario del sindacato Savip, rincara: «La società per la quale lavorava la vittima non aveva l’autorizzazione a fare un servizio di vigilanza armata - spiega invitando la procura a fare accertamenti -. Ho la visura camerale della cooperativa Sg, e tra i servizi che può offrire ci sono quelli di “portierato fiduciario, reception e vigilanza non armata”. Ma la legge non prevede una vigilanza “non armata”, quindi significa che la vittima non poteva intervenire in alcun modo per fermare il ladro». La Sg, la cooperativa che aveva assunto la donna, si difende spiegando che la «socia era preposta al servizio di portierato fiduciario presso l'ipermercato. Nell'ambito di tale funzione era incaricata del servizio di sala controllo - spiega il legale rappresentante -. Esclusivamente quale testimone e su richiesta del personale addetto assisteva all'eventuale verifica degli acquisti. Tale controllo è demandato in via esclusiva agli addetti al servizio di vigilanza antitaccheggio». In altre parole, a fermare il ladro ci sarebbe andata di sua volontà.
Anche i dipendenti dell’ipermercato di Carasco sono sul piede di guerra. E nel mirino mettono la direzione dell’Ipercoop. L’accusa è quella di aver ripreso senza troppi problemi l’attività di vendita. Poche ore dopo che Monica era morta tra le loro braccia sospirando: «Non voglio morire, non voglio morire». Ieri pomeriggio l'ipermercato è rimasto chiuso, mentre nella tarda mattinata si è svolta un'assemblea di tutto il personale con Cgil, Cisl e Uil. In un comunicato i dipendenti e la Flai Cgil «esprimono tutto il loro rammarico per l’eccessiva sollecitudine con la quale l'Ipercoop di Carasco ha ripreso la sua normale attività commerciale. Ci saremmo aspettati - si legge nel documento firmato anche da Vanda Valentini, segretaria provinciale di Flai-Cgil - anche un minimo segnale di cordoglio e di solidarietà per il dolore della famiglia».
Mentre le porte dell’ipermercato restavano chiuse, in carcere il pm Margherita Ravera e i carabinieri di Chiavari interrogavano Mauro Balletto, l’infermiere arrestato per l’omicidio della donna. Contro di lui giocano anche alcuni precedenti. In particolare un arresto avvenuto in un supermercato di Genova dove era stato sorpreso a rubare armato, anche allora, di un punteruolo acuminato. Il porto di coltello e il tentato furto nei centri commerciali sono poi gli stessi reati che «tornano» nel suo curriculum, mentre in casa gli sono state trovate e sequestrate diverse armi bianche. Bisturi, coltelli, punteruoli e stiletti. Proprio una di queste «lame» potrebbe essere stata usata come arma del delitto nel centro di Carasco. Una risposta arriverà dagli esami del Dna già in corso. I carabinieri hanno portato via anche i vestiti dell’uomo, per verificare eventuali tracce di sangue della vittima.
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