Sfumature, cavilli che trasformano una condanna. E possono fare della Giustizia uningiustizia. Così per Stefano Lucidi, il pirata della strada che la sera del 22 maggio 2008, guidando senza patente una Mercedes, travolse e uccise una giovane coppia in motorino sulla via Nomentana, ancora una volta la sentenza ha il sapore del regalo. Condannato in primo grado a dieci anni per omicidio volontario (caso unico in Italia) in Appello si era visto derubricare il reato in omicidio colposo e quindi dimezzare la pena. Ieri la Cassazione, regno del sofismo giuridico, ha ribadito che va bene così. Cinque anni di reclusione per uno come lui, cui la patente era stata ritirata per problemi di droga, una serie di denunce alla spalle che andavano dalle lesioni alla violenza privata, sono la «giusta» pena.
Lequilibrismo giuridico degli ermellini ha così abbattuto il ricorso della Procura per la Corte dappello di Roma, che voleva un verdetto esemplare contro la «criminalità omicidiaria stradale». Secondo i Supremi giudici infatti «sussiste il dolo eventuale quando il guidatore accetta il rischio che lincidente si verifichi come risultato della sua condotta, comportandosi, di conseguenza, anche a costo di determinarlo». Invece, sussiste - come nel caso di Lucidi - «la colpa cosciente, aggravata dalla previsione dellevento, quando il guidatore, pur rappresentandosi lincidente come possibile risultato della sua condotta, agisca, tuttavia, nella previsione e prospettazione che esso non si verifichi». Lucidi è stato salvato dalla testimonianza di Valentina Giordano, figlia dellex calciatore della Lazio, la ragazza con la quale stava litigando in macchina, nel momento dellinvestimento dello scooter. È stata lei a raccontare davanti alla corte che il suo fidanzato al momento dellimpatto mortale mostrò sorpresa e stupore.
Dunque, salvifica, conclusione: «Tutto ciò dimostrerebbe lassenza di una volontà di provocare un incidente stradale». A volte anche la giustizia è un incidente.
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