Uccise la fidanzata, chiesti 30 anni

La colpì con 10 fendenti poi si piantò il coltello in petto

Una lite finita in tragedia. Era l’estate dello scorso anno, a Trezzo d’Adda. Giuseppe Zabatino, operaio di 30 anni, uccise a coltellate l’ex fidanzata. Poi, con lo stesso coltello, aveva tentato di suicidarsi colpendosi all’addome. Salvato dai medici dell’ospedale San Gerardo di Monza, venne poi accusato di omicidio volontario. Ieri, davanti al giudice per le udienze preliminari Cesare Tacconi si è celebrato il processo con rito abbreviato. Il pubblico ministero Piero Basilone ha invocato il massimo della pena: trent’anni di reclusione. Domani, la decisione del giudice.
27 luglio del 2005, le 8,30 del mattino. Zabatino raggiunge Leonora Brambilla nell’ufficio dell’Apa-Confartigianato di Trezzo, dove la ragazza lavora come consulente fiscale. Nell’ufficio di via Guido Rossa, i due cominciano un litigio davanti ai colleghi. Prima esasperata, poi spaventata, la giovane riesce a fuggire in strada. Lì viene inseguita dall’uomo, con il quale un anno prima aveva chiuso una relazione burrascosa.
Zabatino estrae un coltello, per poi colpirla con dieci fendenti all’addome, al viso e al collo.

Quando la vittima è ormai esanime sull’asfalto, Zabatino rivolge l’arma contro se stesso. Una coltellata alla pancia, che però non lo uccide. I carabinieri di Trezzo d’Adda lo trovano a terra, gravemente ferito ma vivo. Trasportato in eliambulanza all’ospedale di Monza, riesce a cavarsela.

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