Uccisi con un colpo alla nuca È un’esecuzione mafiosa

L’ordine sarebbe partito dalla Calabria. I due, da poco arrivati da Catanzaro, erano legati a una cosca locale

Simone Innocenti

da Arezzo

Giustiziati con un colpo di pistola, forse calibro 7.65, in mezzo a un bosco. Colpiti alle spalle. Un’esecuzione in stile mafioso. Erano anche seminudi i due fratelli calabresi, Ettore e Angelo Talarico, recuperati ieri dalla fossa in un bosco nel comune di Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo. Una fossa ricoperta con calce viva e con terriccio, forse per eliminare l’odore dei corpi in putrefazione. I carabinieri del Comando provinciale, diretti dal colonnello Marco Mochi e coordinati dal sostituto procuratore Paolo Canessa della Direzione distrettuale antimafia Paolo Canessa, hanno orientato le sue indagini nel mondo della criminalità organizzata.
Molti i dubbi da chiarire: i due uomini sono stati trovati seminudi, forse seviziati e poi uccisi. Dalla buca sono stati anche trovati i giubbotti senza portafogli e telefoni cellulari. I fratelli indossavano guanti da lavoro.
Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c’è anche quella che siano stati uccisi vicino al luogo del ritrovamento: le tracce ematiche lungo il sentiero vicino a dove è stata trovata la fossa confermano una perdita copiosa di sangue. Si ipotizza, inoltre, che i due siano stati attirati nel luogo del delitto: si tratta di una zona isolata, non facilmente raggiungibile. La buca è stata preparata: sul terreno tracce di uno scavo con un badile.
Ettore e Angelo Talarico hanno piccoli precedenti per furto. Eppure i carabinieri sospettano che i due fratelli fossero probabilmente legati a una cosca delle ’ndrine calabresi. E questo potrebbe aprire una serie di scenari: il delitto potrebbe essere maturato all’interno di una faida tra personaggi della ’ndrangheta, dato che in provincia di Catanzaro è in corso da più di un anno una guerra tra due cosche rivali; l’esecuzione potrebbe essere anche avvenuta all’interno dello stesso clan, forse perché qualcuno non ha rispettato gli ordini dei capimandamento.
In provincia di Catanzaro sono scattate delle perquisizioni alla ricerca di elementi utili alle indagini, mentre i carabinieri di Arezzo hanno sentito le mogli dei due fratelli, che hanno fatto la denuncia di scomparsa, gli amici e i colleghi di lavoro. Ma gli investigatori non escludono neanche la pista che porterebbe a una vendetta «trasversale».
I due fratelli calabresi sono stati visti l’ultima volta venerdì sera, a cena.

La loro auto è stata trovata vicino alla casa di San Giovanni Valdarno dove da circa un anno vivevano: si erano trasferiti in Toscana, da poco, per lavoro ed erano impiegati come operai presso una ditta edile. In casa sono stati trovati i loro documenti d’identità. Il duplice omicidio, spiegano gli inquirenti, potrebbe essere stato commesso anche da killer professionisti.

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