Ucciso all’università dopo l’esame

Delitto alla facoltà di Matematica: un uomo spara a un ragazzo davanti agli altri studenti, poi fugge e si costituisce. Il movente è passionale

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Claudia B. Solimei

da Bologna

Almeno sette i colpi che hanno spezzato ieri pomeriggio, a Bologna, la quiete di quella che doveva essere una ordinaria sessione estiva di esami al Dipartimento di Matematica dell'Università. Erano le 18,15: al termine di una manciata di minuti di follia, sembra scatenati da un legame passionale tra i due, forse nemmeno corrisposto, a terra in un lago di sangue è rimasto Riccardo Venier, 22 anni, di Monghidoro, un piccolo paese sull’Appennino bolognese. A fare fuoco sarebbe stato Domenico Bottari, 32 anni, originario di Messina, che ha sparato con una pistola nel corridoio del settimo piano, dove Riccardo aveva appena consegnato lo scritto di Matematica razionale 2, un esame del secondo anno anche se lui era iscritto al terzo. Bottari, sconvolto, si sarebbe poi affacciato nell’aula dove c’erano gli altri studenti gridando «non volevo farlo», per poi darsi alla fuga. Una fuga comunque durata poco, visto che l’uomo si è consegnato a una pattuglia della Polfer incrociata poco dopo in via Bovi Campeggi, non lontano dal luogo della tragedia, a Porta San Donato, a ridosso del centro storico. Bottari è stato subito portato in Questura per essere interrogato. Vittima e carnefice si conoscevano, avevano gli stessi hobbies: musica, matematica e informatica.
Vincenzo Ciarandino, responsabile della Digos di Bologna, si limita a dire: «Tutto ciò che avviene all’interno dell’università può avere interesse per noi e stiamo lavorando». Drammatici i racconti di chi ha assistito alla sparatoria, subito seguiti da scene di panico tra studenti e professori: al risuonare dei colpi, infatti, molti si sono precipitati all’ottavo piano per mettersi in salvo, chiudendosi a chiave in alcune aule. «Ha sparato nel corridoio - racconta Francesca Biagini, una ricercatrice, visibilmente scioccata -. Io ho sentito prima cinque colpi, poi altri due, ma erano al secondo piano. Una ragazza è scesa ed era bianca come un cencio, faceva con le dita il segno di «7». Poi ho incrociato la professoressa Caliceti, che era nell’aula dell’esame. Era sconvolta, e a quel punto mi sono precipitata fuori fermando la prima pattuglia di vigili che ho trovato». Anche Francesco, un altro ricercatore del Dipartimento, ricorda quei momenti convulsi: «Stavo passando fuori, sul marciapiedi, e all’interno ho visto una persona che prendeva a calci una vetrata per uscire. Allora mi sono fermata e l’ho aiutato, così è uscita anche la professoressa Caliceti. Era scossa, parlava di una persona distesa a terra coperta di sangue».
«Era un ragazzo così intelligente». Queste le prime parole di un’altra docente, Mirella Maranesi, arrivata davanti al Dipartimento dopo avere sentito le prime notizie in televisione. Su Internet, anche una pagina web personale dell’omicida: racconta di odiare la religione, ci sono link a siti gay, dice di essersi laureato in Matematica e di suonare il pianoforte, con una forte passione per Bach.

Anche Riccardo, la sua vittima, voleva diventare un matematico e anche lui era appassionato di musica, suonava il violino a Monghidoro. Forse questo il contesto, i punti d’incontro, in cui i due giovani si sono conosciuti, prima che la loro storia si trasformasse in tragedia.

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