Roma

Ucciso con un coltello da pesca per 300 euro

Ucciso per trecento euro. Roberto Intini, il giovane di 21 anni accoltellato la sera di Pasquetta in via Val Senio a Montesacro, è morto per tre dosi di cocaina, che l’assassino non voleva pagargli. L’altra notte gli agenti del Nucleo Operativo di via In Selci hanno arrestato Stefano Melone, il ventiduenne responsabile dell’omicidio, che ha confessato tutto.
Il giovane si è presentato martedì sera intorno alle 21, insieme al suo avvocato, nel commissariato di polizia Prati. Ascoltato dai carabinieri del Nucleo Operativo di via In Selci, che si occupano del caso, ha raccontato che dopo il delitto si è addormentato nella sua abitazione a Montesacro. Martedì, invece, ha girovagato senza meta per tutto il giorno per le strade del quartiere prima di prendere la decisione di confessare. Al magistrato Olga Capasso Melone ha raccontato di aver colpito il ventunenne nel tentativo di difendersi. Una ricostruzione in netto contrasto con quella fornita dagli amici della vittima, che sostengono sia stato Melone a chiamare Intini e a portarlo in disparte, dove poi lo avrebbe accoltellato.
Il movente è legato a tre dosi di cocaina, cedute a Capodanno da Intini all’assassino e mai pagate. Trecento euro, che il giovane aveva più volte chiesto a Melone, fino al litigio finale, l’altra sera, in mezzo alla strada, con gli amici poco distanti. L’assassino si è presentato al colloquio con un coltello da pesca, con una lama seghettata lunga 15 centimetri, con il quale ha sferrato il colpo mortale.
I due giovani in passato erano stati amici. Entrambi residenti nella zona di Montesacro, non distante dal luogo del delitto, si conoscevano bene. Ma il loro rapporto si era interrotto da qualche tempo proprio per i soldi che Melone non aveva pagato. Non è più un segreto che il delitto si inquadri in un contesto di consumatori e spacciatori occasionali di cocaina e hashish. Sembrerebbe certo, infatti, che la vittima fornisse saltuariamente la droga a persone a lui vicine, tra cui anche Melone. L’assassino lavorava occasionalmente come manovale, mentre Intini stava frequentando un corso per ultimare gli studi superiori. Entrambi erano incensurati e appartengono a famiglie senza problemi alle spalle.
Anche gli amici del ragazzo ucciso vengono considerati giovani «tranquilli». Inizialmente, forse per paura, hanno negato di conoscere il volto e il nome dell’assassino. Poche ore dopo, però, hanno cambiato versione rivelando tutto nei minimi particolari. Le ragazze, in particolare, hanno spiegato ai carabinieri di aver provato a soccorrere il ventunenne, mentre i tre amici hanno inseguito l’assassino. E solo quando si sono resi conto della gravità della ferita, si sono fermati ad aiutare l’amico, che prima di accasciarsi a terra e perdere conoscenza avrebbe detto «mi ha accoltellato».
L’arma, però, non è stata ancora trovata. L’omicida sostiene di averla gettata, ma non ha saputo fornire ulteriori indicazioni e al momento dell’omicidio indossava dei guanti neri in pelle. Melone raccontando l’accaduto ha pianto. Proprio come faranno i familiari, gli amici e la fidanzata della vittima al funerale. In via Val Senio, intanto, è comparso un grande murales azzurro e rosa e tanti mazzi di fiori.

Sotto il disegno colorato c’è scritto «Roby», con un grande cuore rosso al posto della «o» e accanto l’immagine, anch’essa disegnata, del volto del ragazzo.

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