Udc, è l'ora della grande fuga: tentate pure Bianchi e Binetti

Dopo i cinque deputati ribelli dati ormai in quota Pdl, forti aperture alla maggioranza anche da parte delle due ex democratiche teocon

Udc, è l'ora della grande fuga: tentate pure Bianchi e Binetti

Roma - Cinque nomi sicuri or­mai in quota Berlusconi, due in bilico, più una ridda di voci e smentite che si susseguono: il giorno dopo la sfuriata di Pier Ferdinando Casini contro la «compravendita» di parla­mentari in casa sua, la situazio­ne nell’Udc resta confusa. Al drappello degli ex Dc sici­liani dà voce Calogero Manni­no detto Lillo, che accusa il lea­der dell’Udc di «comportarsi da padrone del partito» ed esplicita la linea che con lui se­guiranno anche Saverio Roma­no, Giuseppe Ruvolo, Giusep­pe Drago e il campano Miche­le Pisacane ( niente a che vede­re con Carlo, patriota del Risor­gimento).

Il 29 settembre, quando il premier esporrà il suo programma alle Camere, annuncia l’ex ministro demo­cristiano, «se le dichiarazioni ci convinceranno le voteremo, forse non tutte». E questo «sen­za nessuna trattativa» con la maggioranza. Dopo quel voto, spiega ancora Mannino, po­t­rebbe nascere un nuovo parti­to centrista, «e non di soli parla­mentari siciliani», tutti «in di­saccordo con la po­litica dell’Udc che volta le spalle al­l’elettorato mode­ra­to e cattolico diri­gendosi verso la si­nistra».

I nomi in bilico, spuntati negli ulti­mi giorni, sono in­vece quelli di due si­gnore teocon , en­trambe transitate dal Pd (che le ha elette) all’Udc per ragioni di dissenso sulle «questioni eti­camente sensibi­li », ma ora- a quan­to pare - insoddi­sfatte anche dal partito centri­sta. Si parla insistentemente di Dorina Bianchi, vicepresiden­te dei senatori Udc, e della de­putata Paola Binetti, entram­be anime inquiete. La prima, in particolare, ha confidato ad amici di partito di puntare mol­to al «radicamento sul territo­rio » della sua regione, la Cala­bria: vorrebbe can­didarsi, il prossimo giugno, a sindaco di Crotone. Ma den­tro l’Udc se la do­vrebbe vedere con un pupillo di Casi­ni come Benedetto Proto, uno dei lea­der nazionali del­l’organizzazione giovanile del parti­to, che studia an­c­he lui da primo cit­tadino. Mentre l’appoggio del Pdl le sarebbe prezio­s­o per vincere le Co­munali, e il voto del 29 settembre sareb­be una buona occasione per guadagnarselo. Almeno così dicono i maligni nell’Udc.

Quanto a Paola Binetti, hanno destato qualche sospetto le sue recenti aperture al «cantie­re » dei moderati e dei cattolici lanciato dal ministro Maurizio Sacconi e da Gaetano Quaglia­riello: la parlamentare Udc si è detta pronta a un «dialogo co­struttivo col Pdl», sia pur «sen­za forzature e strumentalizza­zioni perché la nostra posizio­ne è chiara e coerente». Fidar­si è bene ma non fidarsi è me­glio, e Casini l’altro giorno ha voluto parlarle per capirne le intenzioni. Lei lo avrebbe rassi­curato, ma a suo tempo aveva rassicurato anche Bersani. Nel Lazio, dice ancora il gos­sip interno, c’è tensione con gli eletti in Regione, Luciano Ciocchetti in testa: «Quelli so­no in giunta col Pdl, e hanno posti di potere e tutta la legisla­tura davanti: è logico che non vogliano fare sgarbi a Berlusco­ni », spiega un ex Dc di lungo corso.

Furibondo sarebbe an­che il sindaco di Formia Miche­le Forte, che doveva subentra­re in Parlamento proprio a Ciocchetti (dimessosi perché vicepresidente della Regio­ne), ma è stato stoppato da Ca­sini che, con un giro di opzio­ni, ha fatto entrare al suo posto il mantovano Pietro Marcaz­zan.

Casini però si mostra assai si­curo del fatto suo: «Sono io che prendo i voti in questo parti­to », se qualche peones va «col cappello in mano» da Berlu­sconi l’Udc non ci perderà mol­to. Ieri, intanto, ha chiamato a raccolta i segretari regionali che, via agenzie, hanno procla­mato la loro lealtà al partito: un modo per avvertire che per gli incerti di oggi non ci saran­no ricandidature domani.

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