Il pranzo è leggero, formaggio di capra, manzo in salsa di vino rosso, crumble di mele. Il conto, però, è salatissimo. L'immagine simbolo della giornata è la foto di gruppo che precede il vertice europeo sulla crisi economica. Non perché manchi Angela Merkel, la cancelliera tedesca a Bruxelles arriva con due ore di ritardo per un guasto al motore che la costringe a un atterraggio di emergenza ad Hannover. Ma perché loro, i 27 capi di Stato europei, davanti a quel flash si sono presentati tutti assieme, ma subito dopo un vertice separato, la Nuova Europa a reclamare aiuti che la Vecchia Europa ha rifiutato. E subito prima di un braccio di ferro che il documento finale stempera, ma non chiude.
Era iniziata con il premier ungherese Ferenc Gyucsany a chiedere fra i 160 e i 190 miliardi di euro a favore del «blocco dell'Est», i nove Paesi ex comunisti la cui economia fatica più di quella occidentale: «Non dobbiamo permettere che una nuova cortina di ferro divida in due l'Europa», chiedendo che nel pacchetto fossero incluse anche Ucraina e Croazia, che non sono membri Ue. È finita con un «no a piani separati», ma con il «è del tutto chiaro che l'Ue non lascerà nessuno sul ciglio della strada» del presidente di turno, il ceco Mirek Topolanek. Nel documento finale c'è scritto che ci saranno aiuti caso per caso, che l'Europa nel suo insieme cercherà di sbloccare i canali del credito e di rafforzare la stabilità finanziaria, il tutto con un appello alla «solidarietà europea» e resistendo «a ogni tentazione di protezionismo».
Sul fronte banche i Paesi dovranno decidere, senza creare distorsioni della concorrenza, se e come intervenire per «ripulire» i bilanci degli istituti di credito da asset tossici, con la Commissione a vigilare che tutti rispettino le regole, che saranno discusse dall'Ecofin a giugno. Quanto all'auto, gli aiuti non dovranno essere distorsivi della concorrenza. Ieri Sarkozy ha annunciato di aver ottenuto il via libera, dopo aver apportato alcuni correttivi. E il prossimo nulla osta dovrebbe arrivare al piano italiano.
Ancora divisioni, invece, sulla moneta unica. Polonia e Ungheria hanno chiesto di poter accelerare l'ingresso nell'eurozona, ma la questione è rimasta congelata, con la bocciatura da parte del presidente dell'Eurogruppo e premier lussemburghese Jean-Claude Juncker: «Non credo che i criteri di adesione possano essere cambiati dall'oggi al domani».
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