Alla Ue si parla di clandestini. Ed è subito caos

da Berlino

Il ministero della Difesa italiano sta considerando l’ipotesi di impiegare anche le forze aeree italiane per coprire lo spazio aereo, finora controllato dai tedeschi, anche nella zona italiana in Afghanistan, se la Nato lo richiederà. Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, da Berlino dove ha incontrato il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier. Finora, comunque, ha spiegato Frattini, non c’è stata nessuna richiesta formale da parte della Nato. L’obiettivo del governo, ha continuato, è rendere possibile «un impiego più flessibile» delle truppe schierate in Afghanistan. A questo riguardo, ha annunciato Frattini, il ministro della Difesa Ignazio La Russa sta preparando un piano tecnico che dovrebbe essere sottoposto al segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer che sarà in visita a Roma a fine mese per incontrare Silvio Berlusconi.
Frattini ha anche trattato il tema dell’Iran. «Preferisco condividere un risultato positivo piuttosto che impegnarmi in un difficile esercizio delle formule», ha spiegato Frattini. Tale posizione comunque, ha sottolineato Frattini, non equivale a una rinuncia dell’Italia a un ingresso al 5+1 (il gruppo dei cinque membri permanente nel Consiglio di sicurezza Ue più la Germania, che conduce le trattative sul nucleare iraniano). «Preferiamo lavorare sulla sostanza piuttosto che sulla formula ma confermiamo la presenza italiana nel 5+1 a livello di esperti. Attendiamo in questi giorni la risposta di Teheran», che ancora non è arrivata.
Il ministro degli Esteri ha anche reagito all’ipotesi di un attacco aereo israeliano contro Teheran, definendola «una catastrofe», certamente non la risposta che serve in questo difficile momento tra l’Iran e la comunità internazionale. Frattini ha comunque invitato a comprendere lo stato d’animo degli israeliani, sotto la costante minaccia dei missili.


Infine la questione dei cosiddetti «schiavi di Hitler», i deportati italiani che durante la seconda guerra mondiale furono costretti a lavorare nei lager nazisti. Frattini ha chiesto alla Germania «un gesto visibile e simbolico».

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