La Ue con la Spagna: giusto mettere fuori legge i partiti indipendentisti baschi

Il Tribunale dei Diritti Umani non accoglie il ricorso dei partiti politici baschi come Batasuna messi fuori legge perché «emanazioni» di Eta: non c'è violazione del diritto di espressione e di associazione, ma un provvedimento che risponde a «una necessità sociale urgente»

LA UE CON LA SPAGNA. Il Tribunale Europeo dei Diritti Umani ha respinto ieri all'unanimità i ricorsi di alcune formazioni politiche basche contro la messa fuori legge decisa nel 2003 dal Tribunale Supremo spagnolo. Non c'è stata alcuna violazione degli articoli 10 e 11 della Convenzione europea (quelli relativi al diritto di espressione e di associazione), ma un provvedimento che rispondeva a «una necessità sociale urgente»: quella di togliere ogni possibile «maschera» politica ai terroristi indipendentisti di Eta.
«BATASUNA» NON RISORGE. Tutto nasce dalla cosiddetta Ley de Partidos, che negli ultimi sei anni ha messo fuori legge le formazioni politiche della sinistra abertzale (nazionalista) che non condannavano esplicitamente la violenza di Eta e che candidavano personaggi legati al mondo dell'indipendentismo più radicale. Il primo partito finito sotto la mannaia del Tribunale Costituzionale fu Herri Batasuna («Unità popolare» in lingua euskera), considerato il vero «braccio politico» di Eta così come lo Sinn Fein lo era stato in Irlanda del Nord per l'Ira. A poco sono valsi i tentativi di lifting politico, con il nome che diventava prima Batasuna («Unità popolare») e poi Euskal Herritarrok («Cittadini baschi»): gli uomini di Arnaldo Otegi, il leader dell'indipendentismo basco con alle spalle 15 mesi di prigione per «apologia di terrorismo», erano sempre quelli.
DODICI PICCOLI PROBLEMI. Accanto al multiforme Batasuna, sono state molte le formazioni che nel corso delle ultime tornate elettorali - sia locali sia nazionali sia Europee - si sono succedute nelle liste con l'intento di difendere le istanze più drastiche del nazionalismo basco. E di volta in volta la scure della Ley de Partidos le ha tutte dichiarate illegali, accusandole di essere «candidature bianche» di Batasuna, ovvero liste-fantoccio: Sozialista Abertzalek («Patrioti socialisti»), Autodeterminaziorako Bilgunea («Forum per l'autodeterminazione»), Herritarren Zerrenda («Lista di concittadini»), Aukera Guztiak («Tutte le opinioni»), Abertzalen Sozialisten Batasuna («Unità nazionalista dei socialisti»), Abertzale Sozialistak («Socialisti nazionalisti»), ANV («Aziona nazionalista basca»), Euskal Herrialdeetako Alderdi Komunista («Partito comunista delle terre basche») e Iniziativa Internazionalista, l'ultima piattaforma esclusa sole due settimane prima delle ultime elezioni Europee.
POLEMICHE E SODDISFAZIONE. I ricorsi del movimento indipendentista a Strasburgo erano stati immediati e reiterati. L'accusa, nei confronti del governo di Madrid, era quella di utilizzare la Ley de Partidos per zittire ogni partito che si facesse portatore delle istanze nazionaliste più radicali. Il Tribunale dei Diritti Umani, invece, ha completamente appoggiato la Spagna: «Il vincolo accertato tra questi partiti ed Eta - si legge nel dispositivo -, è una minaccia per la democrazia». Giusta dunque la dissoluzione «necessaria in una società democratica». Il provvedimento denuncia le azioni che dimostrano «un appoggio silenzioso al terrorismo perché non escludono il ricorso alla violenza». Nessun bavaglio, dunque, secondo Strasburgo, poiché «in altre zone della Spagna resistono comunque molte altre formazioni separatiste».

D'altro canto, dai quartieri generali della sinistra abertzale giunge secca la replica, che sottolinea come i partiti indipendentisti (come quello galiziano e quello catalano) di altre zone siano meno radicati e ovviamente meno pugnaci e che al contrario - nei Paesi Baschi - ogni partito che sostenga l'indipendenza viene subito tacciato di rapporti con Eta e per questo escluso dalle competizioni elettorali.

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