Controcultura

Uffizi, basta con Isozaki la via d'uscita sia verde

La pensilina dell'architetto giapponese non piace a nessuno ed è molto costosa. L'alternativa esiste

Uffizi, basta con Isozaki la via d'uscita sia verde

Torno a intervenire - spero per l'ultima volta- sulla questione della pensilina di Isozaki agli Uffizi sulla quale ho letto le dichiarazioni del ministro Sangiuliano e del sindaco di Firenze Nardella. È un problema esclusivo dello Stato che deve risolvere utilmente ed elegantemente una necessità di servizio di un edificio di sua proprietà. Perché una semplice uscita debba essere monumentale è un mistero che nessuno ha spiegato. E nessuno al mondo, se non a Doha, spenderebbe 20 milioni di euro (che sembrano non bastare) per sistemare pomposamente una semplice uscita di una architettura la cui entrata sono le logge del Vasari. Le miserabile pensilina uscita da un incredibile quanto inutile concorso è un atto di presunzione di un architetto che non conosceva Firenze e che ha agito come fosse nel deserto e non nel centro della più bella città del mondo.

Poniamici la domanda: a quale privato o azienda sarebbe concesso costruire un tale sproporzionato manufatto? A Gucci? A Ferragamo? A Cavalli? E invece da 23 anni si discute se lo Stato possa concedersi ciò che non consentirebbe a nessun altro. Alla presenza del ministro non ritenevo fosse necessario partecipare all'incontro per due ragioni che non intendo nascondere. La prima (si capisce dalle sue dichiarazioni) è che avevo avuto la piena approvazione del ministro, contrario come me (anche ricordando le posizioni di Oriana Fallaci e di Franco Zeffirelli) al deprecabile progetto, impensabile in un centro storico, imparagonabile alle logge del Vasari, e improponibile da qualunque istituzione. La seconda è che avevo incontrato gli attori della città proprio per chiarire alcuni principi.

Il primo principio è che lo Stato non può consentire a sé stesso ciò che proibirebbe a chiunque altro. I cittadini di Firenze ne sono perfettamente consapevoli. Il ministro afferma di volere approfondire ma, oltre a darsi una risposta nel tempo infinito dall'elaborazione del progetto, evita gentilmente di ricordare al sindaco che gli Uffizi sono un bene dello Stato sul quale il Comune non ha alcuna competenza. Il sindaco continua a comportarsi come una controparte (che non esiste). Nondimeno, nei giorni di Natale mi ero confrontato con lui e con i diretti competenti, il direttore degli Uffizi e la sovrintendente di Firenze, condividendo la proposta di un'area verde sulla quale aveva manifestato piena condivisione la sovrintendente Antonella Ranaldi, e di cui una ipotesi dimostrativa era stata sottoposta a lei, al sindaco e al direttore Eike Schmidt, che è il primo a conoscere le necessità degli Uffizi e i limiti della pensilina di Isozaki.

Non capisco il riaffacciarsi, da parte di Nardella, dell'ipotesi di un concorso dopo il fallimento oggettivo del precedente, e tanto meno la battuta polemica sulle «due fioriere». Superato l'orrore e il gigantismo di una uscita fuori scala, i cui costi solo per la pulizia dei vetri sono ben noti a Eike Schmidt, occorre ribadire che si tratta della semplice uscita di un museo e che, da che mondo è mondo, per realizzarla non occorrono concorsi e grandi opere, ma gli uffici stessi dello Stato, che si chiamano Soprintendenze e Musei. La soluzione, come già avevo detto a Nardella, con la piena approvazione del suo consigliere Sergio Risaliti, è nel coordinamento fra Eike Schmidt e la soprintendente Ranaldi, in dialogo con l'architetto di giardini, che tenga conto delle esigenze di chi esce da un museo, relative ai servizi che il museo può offrire.

Il concorso per una uscita posteriore è stato un errore che non va ripetuto. Se si vuole un esempio, basta vedere i lavori importanti e necessari alla Pilotta di Parma, seguiti direttamente dal direttore del museo Simone Verde. Per questo è utile il libro scritto con Paolo Conti Voltare pagina (La nave di Teseo).

Il ministero deve valorizzare i suoi migliori funzionari, non architetti che pensano di stare sulla luna, invece che a Firenze.

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