Ultimi in Europa per l’occupazione femminile

da Roma

Ancora una volta ultimi in Europa. Ancora una volta per lo scarso livello di partecipazione delle donne al mondo del lavoro.
Nonostante le cose siano migliorate rispetto al passato e tra il 2000 e il 2006 siano stati creati oltre un milione di posti di lavoro per le donne (+12,5%), l’Italia resta fanalino di coda per il coinvolgimento e il tasso di occupazione femminile, che non ha registrato quei livelli di crescita che pure ci si sarebbe potuti attendere, passando dal 48,5% del 2000 al 50,8% del 2006.
C’è un fenomeno di allontanamento sempre più preoccupante, che riguarda in particolare il Sud. Non si può sottovalutare, secondo il Censis, l’effetto disincentivante che può avere avuto sulla propensione a presentarsi sul mercato, l’elevato ricorso a forme di lavoro flessibile che caratterizza il segmento femminile dell’occupazione, particolarmente quello di giovane età. Negli ultimi due anni è infatti cresciuto il numero delle occupate atipiche del 10,9% (contro un incremento delle lavoratrici in generale del 3%), portandone l’incidenza tra le occupate con meno di 35 anni al 26,1%.

È indicativo, e al tempo stesso preoccupante che, ad allontanarsi dal lavoro, siano state soprattutto le giovani donne, considerato che negli ultimi due anni il tasso di inattività delle italiane tra i 15 e 24 anni è passato dal 68,3% al 73,1% e quello delle donne tra i 25 e 34 anni, dal 32,5% al 33,2%.
Nel 2006, su 100 donne che lavoravano, ben il 15,7% risultava occupato con forme di lavoro atipico; nello specifico, il 12,5% con contratto a termine e il 3,1% con contratti occasionali.

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