Umbria, affari d’oro per gli Urso

Il fratello del viceministro ha acquistato per 2 milioni una tenuta coinvolgendo nell’impresa alcuni simpatizzanti di Farefuturo. A Terni la giunta Pd ha dato l'ok ai soci per costruire maxi edificio più piscina

Umbria, affari d’oro per gli Urso

Da Farefuturo a fare mattone. Nel cuore dell’Umbria rossa che, a quanto pare, va molto di moda fra i finiani doc. In particolare i figli, il fratello, alcuni amici di Adolfo Urso, il viceministro al commercio internazionale che a Mirabello, una quindicina di giorni fa, girava sotto il palco con l’elegante maglioncino appoggiato sulle spalle, insieme ai più sgarrupati Granata e Briguglio. La famiglia Urso ha puntato il dito su una tenuta di 455 ettari, «Lo schioppo», con annesso ex monastero, sulle alture fra Terni e Spoleto. Monastero che, raccontano gli sfaccendati al bar del paese, porta male. Molto male. Un po’ come Ca’ Dario a Venezia che aveva avvolto con la sua maledizione una lunga catena di proprietari e aveva accompagnato anche gli anni estremi di Raul Gardini fino al suicidio. Pure l’ultimo padrone dello Schioppo, l’imprenditore romagnolo Stefano Patacconi, aveva concluso tragicamente la propria vita gettandosi nel mare con l’auto dal porto di Rimini. Ma questo finale non ha bloccato gli affari degli Urso. Nel 2005 la vedova e il figlio di Patacconi vendono alla neocostituita Società agricola Lo Schioppo srl di Vincenzo Rota (80%) e Paolo Urso, fratello del viceministro (20%). Chi è Rota? Rota è un ex militante del Fuan che fa parte dell’Osservatorio parlamentare di Adolfo Urso ed è socio di Paolo Urso in un’altra società, la Agriprogetto srl, che opera nel settore dell’agricoltura. La coppia Rota-Urso versa circa 2 milioni di euro e acquisisce la tenuta e un palazzo di tre piani a cento metri dal Duomo di Spoleto, con sette appartamenti e tre negozi.

È solo il primo passaggio. Poi nel 2008 fra i soci entra anche Giancarlo Lanna, avvocato, membro del consiglio e del comitato esecutivo dell’associazione Farefuturo, il legale che si era occupato dello sbarco in Italia dell’Atlantis World di Francesco Corallo, l’imprenditore a capo di un colosso nel gioco d’azzardo e nelle slot machines, in ottimi rapporti con i finiani e in particolare con il napoletano Amedeo Laboccetta. Dopo qualche mese Lanna e Rota escono. Il 50 per cento delle quote viene comprato da un imprenditore alberghiero romano, Enzo Poli, che sborsa solo 125 mila euro. Oggi Poli mantiene quel 50 per cento; al suo fianco il fratello e i figli di Urso col 40, mentre un 10 per cento è nelle mani di Rosario Cancila, membro, tanto per cambiare, di Farefuturo. Lanna ha abbandonato lo sfortunato monastero, ma non si è spostato di molto: ha investito i suoi capitali rilevando il 33,3 per cento della Borgo Le Mustaiole srl che ha ristrutturato un vecchio borgo sempre dalle parti di Spoleto. Siamo, come è evidente, in una zona ad alta vocazione turistica, ben frequentata anche dalla comunità internazionale e dalle grandi potenzialità. Così, se Lana crede nel recupero dell’antico villaggio, gli Urso vogliono fare le cose in grande nell’ex monastero. E, dopo aver comprato per due milioni la tenuta da 455 ettari, hanno anche fatto il passo successivo: hanno chiesto e ottenuto dal Comune di Terni una variante al piano regolatore. Risultato: lo Schioppo ha ricevuto l’ok ad una complessa ristrutturazione dei vecchi fabbricati, ma non solo: verrà costruito un nuovo edificio su tre livelli per complessivi 4800 metri cubi, più una piscina con canonica vista mozzafiato. Insomma, un affare a regola d’arte.

«Abbiamo approvato la variante allo Schioppo perché riteniamo che il turismo vada incoraggiato», ha spiegato al Fatto quotidiano l’assessore all’urbanistica di Terni Marco Malatesta, del Pd. Lui, invece, il viceministro, si smarca: «Io non c’entro nulla. Io allo Schioppo ci sono andato solo qualche volta come ospite dei proprietari: i miei figli, mio fratello, Cancila e Poli, un imprenditore serio».

Dunque, Adolfo Urso rimanda agli Urso e alla cerchia degli amici, quasi tutti legati a filo doppio a Farefuturo.

Del resto, rivendica il viceministro, gli Urso sono una famiglia che ha una storia importante: «Mio padre aveva un’azienda con 120 dipendenti». Oggi figli e nipoti fanno i futuristi al seguito di Fini, ma soprattutto fanno affari e muovono milioni di euro fra le montagne dell’Umbria. Nemmeno la fama sinistra dello Schioppo li ha fermati.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica