Unicredit, gli analisti stimano utili in forte calo

In attesa che il 16 marzo i risultati passino al vaglio del cda e il giorno dopo siano comunicati al mercato, Unicredit ha pubblicato sul proprio sito web le attese medie degli analisti (il cosiddetto "consensus") sul bilancio preliminare del 2009. Secondo le aspettative medie di 28 broker italiani e internazionali che seguono il gruppo di Piazza Cordusio, l'utile netto consolidato nel 2009 dovrebbe essersi attestato a 1,326 miliardi, in decisa flessione rispetto ai 4,012 miliardi di un anno prima, con un margine di intermediazione pari a 27,507 miliardi, migliore dei 26,866 miliardi totalizzati nel 2008. Nei prossimi tre anni, riporta sempre il sito web della banca, i profitti netti sono attesi in costante crescita: a 2,092 miliardi l'anno prossimo, a 4,337 nel 2011 e a 5,578 nel 2012. Con riferimento al bilancio 2009, la media degli analisti stima un dividendo pari a 0,028 euro, dopo la cedola cash nulla pagata agli azionisti l'anno scorso.
«Mi aspetto che Unicredit nel 2010 stacchi un dividendo simbolico - dice un analista - perché da quel che ne so è stato promesso alle Fondazioni azioniste, dopo che sono state lasciate a secco di contanti l'anno scorso. Ma non mi stupirei se anche quest’anno la banca decidesse di non pagare alcuna cedola cash». Anche il dividendo è visto dal consensus in crescita nei prossimi anni: dagli 0,028 euro dell'esercizio 2009, si dovrebbe salire a 0,046 per il 2010 e a 0,09 per il 2011.
Quanto al quarto trimestre del 2009, si stima in media una perdita netta di 4 milioni, che si confronta con il dato positivo di 505 milioni dello stesso periodo dell'esercizio precedente, mentre il margine di intermediazione è atteso a 6,394 miliardi rispetto ai 6,077 di un anno prima.
Sempre ieri, intervenendo a un convegno dell’Abi, l’ad dell’istituto milanese, Alessandro Profumo, ha dichiarato che il sistema bancario italiano, nel contesto europeo, rappresenta un esempio di rapporto virtuoso fra politica ed economia, tant’è che durante la crisi ha mostrato di funzionare meglio. «Oggi - ha detto Profumo - il sistema bancario italiano, che piaccia o no, è preso ad esempio dagli altri sistemi europei, grazie al rapporto virtuoso tra il primato della politica e l'economia. Gli impieghi in questa crisi sono scesi meno di quanto sia calato il Pil rispetto a quando nelle precedenti crisi il sistema era pubblico». Profumo ha poi ricordato che oggi sono poche le grandi imprese italiane di rilevanza internazionale e tra queste ci sono Unicredit e l'altra "big" bancaria nostrana, Intesa SanPaolo. «Le altre - ha aggiunto il manager - sono una grande compagnia assicurativa (Generali, ndr), Fiat, Eni, Enel e Finmeccanica.

Telecom purtroppo non lo è più». Quanto alla possibilità che Monte dei Paschi di Siena a Roma e nel Lazio possa diventare la prima banca spodestando così dal trono Unicredit, Profumo ha detto laconico: «Non tarpiamo le ali a nessuno».

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