UniCredit Private, valore aggiunto negli investimenti

Il direttore generale Prunotto: «Molto attenti alla formazione del personale. Puntiamo a offerte sempre più personalizzate»

Angela Turconi

Una banca completa ma specializzata e capace di fornire grande valore aggiunto negli investimenti finanziari e del controllo del rischio. Il direttore generale Dario Prunotto riassume così gli atout di Unicredit Private Banking.
Qual è la situazione del private banking oggi in Italia?
«Convivono in una unica accezione vere e proprie private bank come noi, divisioni di banche universali, piccole realtà domestiche, emanazioni di banche estere e altri. UniCredit Private Banking è una banca completa e come tale eroga tutti i classici servizi bancari; essendo però specializzata, è in grado di fornire un particolare valore aggiunto, a esempio, in termini di investimenti finanziari e di controllo del rischio diversi da quelli di una banca generalista. La focalizzazione solo su clientela con determinate caratteristiche comuni, determina servizi e strategie elaborati esclusivamente in funzione di quelle caratteristiche. Questa è una delle ragioni, sempre a titolo esemplificativo, per cui abbiamo organizzato, un ciclo di conferenze, dal titolo “Famiglia Spa” i cui atti confluiranno in un libro. È una iniziativa rivolta agli imprenditori, sul passaggio generazionale nella vita delle aziende. Altro esempio è l’attenzione verso chi investe in arte, con l’istituzione di un servizio dedicato di art advisory».
In questo mercato qual è il ruolo di UniCredit Private Banking?
«Qualche numero: mille persone dedicate direttamente alla relazione con il cliente, affiancate da una struttura di sessanta specialisti a supporto dei banker. Circa 60 miliardi di disponibilità finanziaria presso di noi. Oltre 40mila famiglie clienti. 150 filiali su tutto il territorio nazionale. Siamo affiancati da un asset manager internazionale come Pioneer e siamo parte di UniCredit Group. Sono dati che da soli dimostrano la nostra leadership confermata, nei primi nove mesi, da 5 miliardi di nuove masse nette depositate presso di noi. In un contesto sensibilmente negativo del mercato del risparmio gestito poi, i clienti hanno aumentato del 13% il valore dei patrimoni affidatici in delega di gestione».
Le prossime sfide?
«Soprattutto mantenere e incrementare l’attuale livello di eccellenza nel seguire i nostri clienti. Dopodiché è necessario far conoscere queste nostre caratteristiche a una porzione sempre più ampia di persone».
Come pensate di raggiungere questo duplice obiettivo?
«Innanzitutto con una maniacale attenzione alla preparazione e all’aggiornamento delle nostre persone. Questo rappresenta infatti una delle voci più importanti nel nostro budget di spesa che ha finanziato un’erogazione di circa 70mila ore l’anno di formazione. Approfondiremo sempre più, inoltre, la conoscenza delle caratteristiche e delle esigenze dei clienti, anche attraverso costanti contatti diretti da parte del management. Ciò porterà a un ulteriore personalizzazione dell’offerta».
Oltre al servizio, non è anche una questione di prodotti?
«Una volta definito insieme al cliente il mix di rischio tollerabile, rendimento richiesto e livello di delega conferito, il nostro sforzo è quello di disegnare prodotti che rispondano nel modo migliore a quella condizione.

A questa esigenza risponde oggi, a esempio, Delta Più, l’ultima emissione creata per noi da UBM. Ce un prodotto che limita il rischio, pur senza annullarlo, e, riducendo la correlazione con l’andamento direzionale del mercato, crea la possibilità di rendimenti positivi anche in presenza di mercato sfavorevole».

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