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Unicredit, soci in manovra per mettere in piedi una nuova governance

Si terrà il 20 gennaio - secondo indiscrezioni dell’agenzia Ansa - la riunione, a Milano, del comitato governance di Unicredit. Mentre sempre la prossima settimana, dovrebbe esserci un nuovo incontro fra i presidenti delle fondazioni Crt, Cariverona e Carimonte Holding, che insieme controllano il 12% della banca milanese.
Il laboratorio di Unicredit, in vista della definizione del futuro consiglio (in primavera scade quello attuale) resta dunque in piena attività e il comitato governance potrebbe iniziare l’esame di importanti novità. Tra queste la più gettonata è l’introduzione di un comitato esecutivo, che oggi non c’è. Per arrivare al quale sarebbe però necessaria un’assemblea straordinaria per modificare lo statuto.
Il «comitato governance, risorse umane e nomine», che si era riunito anche nei momenti caldi dell’ottobre scorso, prima dell’aumento di capitale, è composto da Dieter Rampl, Gianfranco Gutty, Alessandro Profumo, Vincenzo Calandra Buonaura, Francesco Giacomin, Friedrich Kadrnoska, Luigi Maramotti. È uno dei comitati interni del consiglio di amministrazione e fornisce pareri su temi come la definizione del sistema di governo di Unicredit, della struttura societaria e delle linee guida di governance del gruppo; la definizione di policy nella nomina degli amministratori di Unicredit e per la valutazione del cda.
Per il resto, il presidente della fondazione Crt, Andrea Comba, ha detto ieri che il nuovo board di Unicredit avrà 23 posti, come quello attuale. La possibilità prevista dallo statuto, di salire a 24 è dunque stata scartata. Restano sul tappeto le incognite legate ai nomi da inserire nelle liste, con i paletti che in questi giorni sono stati posti dalle Fondazioni, che non intendono cedere peso nel cda. Mentre l’accordo stipulato con i tedeschi di Hvb nel 2005 sembra blindare anche la poltrona di presidente di Dieter Rampl.

Gli spazi di manovra, per fare spazio ai rappresentanti libici e per modificare qualcosa nei comitati, sono dunque ancora tutti da cercare nei prossimi mesi.
Intanto si è appreso che la controllata Pioneer è stata indirettamente toccata dal crac Madoff per un totale, a fine novembre, di 804 milioni.

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