Unicredit tenta il recupero Dei futuri vertici si riparlerà da febbraio

L’eco del doppio salvataggio di Bank of America e di Citigroup convince Piazza Affari a fare risalire la «pressione» nelle arterie di Unicredit: il titolo ha recuperato il 2,4% a 1,55 euro (più 5,5% il massimo di seduta) rialzando la testa dai minimi storici segnati nei due giorni precedenti, quando la banca aveva continuato a subire il contagio del «virus» che da oltre un anno sta distruggendo le quotazioni dei migliori nomi della finanza internazionale. Unicredit è la più europea delle banche italiane; a pensarla così è stato l’amministratore delegato Alessandro Profumo, ora a sua volta alla prese con la doppia prova del maxi aumento di capitale necessario per risollevare il patrimonio del gruppo e con le manovre dei grandi soci in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione in agenda con l’assemblea di bilancio.
La conferma di Profumo appare scontata, ma anche in caso contrario Moody’s è sembrata escludere un contraccolpo sul rating. Nel caso di avvicendamenti del genere, «spesso ci si trova in situazioni in cui c’è già una seconda linea di manager piuttosto forte», ha sottolineato ieri a Milano l’analista della casa americana, Carlo Gori. Sul tavolo c’è comunque il rinnovo dell’intero cda di Unicredit, a partire dalla presidenza oggi occupata da Dieter Rampl. Una poltrona chiave su cui hanno da tempo posto gli occhi le grandi fondazioni azioniste, in ogni caso determinate a fare quadrato per mantenere la presa sul board. La manovra, unita alla necessità di fare posto nel nuovo consiglio agli esponenti della Banca centrale libica (cui fa capo il 4,9% di Unicredit), equivale a pretendere che a diminuire sia la squadra di consiglieri tedeschi di «estrazione» Hvb.
Dopo il summit di lunedì scorso tra Crt, Carimonte e CariVerona altre riunioni sono attese già all’inizio della prossima settimana e martedì 20 c’è in agenda anche il comitato governance della banca.
Il percorso per definire il nuovo assetto di Unicredit «avrà il suo clou a febbraio», ha precisato Marco Cammelli, presidente della Fondazione del Monte di Bologna, azionista di Unicredit attraverso Carimonte Holding.

Il desiderio degli enti di contare di più in Piazza Cordusio poggia anche sul fatto che si apprestano ad aprire il portafogli per acquistare i bond convertibili previsti da Profumo nel caso che l’aumento di capitale andasse deserto. Un fatto ormai scontato visto che l’operazione è stata costruita su un prezzo di 3,083 euro: ieri era l’ultimo giorno per negoziare le opzioni e i pochi diritti scambiati hanno chiuso praticamente a zero (0,0001 euro).

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