Paolo Bracalini
da Milano
Forse sarà questo lunico punto su cui lUnione si unirà davvero, la quadra nel rebus delle divisioni interne, e magari anche uno slogan elettorale azzeccato per quel 9 aprile, così vicino alle ferie pasquali e ormai quasi affacciato sullestate: più vacanze per tutti. O meglio, in termini più «programmatici», «La vacanza come diritto sociale», come si legge nel paragrafetto su «La patria dei cento turismi» della bozza di programma dellUnione presentata da Romano Prodi agli alleati pochi giorni fa, capitolo «Reagire al declino. Una nuova economia, una nuova qualità ambientale, una nuova società». Ecco uscire, impietoso, dalle pagine del programma prodiano, il ritratto degli italiani oppressi da cinque anni di governo del centrodestra: «Più della metà degli italiani non è in condizione di andare in vacanza». Pazienza se gli italiani sembrino rinunciare a tutto tranne, appunto, alle vacanze. Il quadro neorealista delle famiglie costrette nelle case di città per colpa della crisi era stato contraddetto, questa estate, dai 37 milioni di italiani in vacanza tra giugno e settembre (fonte: Telefono Blu), circa il 55 per cento della popolazione sulle spiagge. Spiagge italiane, per giunta, nell80 per cento dei casi (fonte: Unioncamere). Eppure, perché ogni italiano abbia assicurato il diritto naturale a sdraio e ombrellone, e il turismo rilanci leconomia in ristagno, lUnione ha una programma preciso: «Rifinanziare la legge che ha istituito il Fondo per il prestito e il risparmio turistico e creato i buoni vacanza, rimasta inapplicata». Voucher istituiti con la legge quadro sul turismo del marzo 2001, ultimo colpo di reni del governo ulivista agli sgoccioli. I «buoni vacanza» li avrebbero dovuti gestire direttamente, secondo la legge quadro, le organizzazioni non profit, le associazioni delle imprese turistiche e le istituzioni bancarie, dintesa con la conferenza Stato-Regioni. Non sono mai stati distribuiti.
Se, insomma, la sbertucciatissima ricetta del centrodestra per il rilancio delleconomia italiana era «consumare di più», quella del centrosinistra sembra essere: fare più vacanza, specie a ridosso delle elezioni. E soprattutto nelle coste del Sud, così da risolvere due problemi in uno, rilanciando anche il Mezzogiorno, come se non bastasse, ma ad una condizione davvero riformista: allungare lestate. Come si legge al punto 8 della conferenza nazionale Ds per il programma (1-2-3 dicembre), ora recepita nella bozza dellUnione alla voce «Infrastrutture per sostenere lo sviluppo», «il Mezzogiorno può essere il nuovo palcoscenico sul quale allestire le differenti offerte turistiche, come ad esempio la nautica da diporto». Ma, ecco il problema, «non ci saranno nuovi investimenti in territori che rimangono accesi solo per due mesi allanno. Sono da valutare politiche che incentivino lallungamento della stagione turistica, per esempio attraverso interventi mirati, come il sostegno finanziario di voli charter dallestero».
Ma il bengodi del centrosinistra al potere si trasfigurerà nei giorni feriali. Per combattere il traffico, la soluzione dellUnione è una nuova tassa. «Per risolvere il problema della congestione sulle strade urbane - si legge nella bozza -, riteniamo opportuno valutare anche la possibilità di adottare specifiche misure fiscali, quali la tassazione di efficienza delle strade (road pricing) in zone congestionate e per veicoli inquinanti, differenziata per tipo di trasporto e per fasce orarie».
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