Stefano Zurlo
da Milano
Un interrogatorio faticoso. Una nuova contestazione. E facce sempre più scure. Ivano Sacchetti, lex numero due di Unipol torna in procura per rispondere alle domande dei Pm Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti. Oltre tre ore di botta e risposta e alla fine una sensazione precisa: Ivano Sacchetti, come del resto Giovanni Consorte, parla una lingua completamente diversa da quella dei pubblici ministeri. Ora, il problema è capire che strada sceglierà la Procura. Il Pool ha contestato alla coppia di vertice dellUnipol una valanga di contestazioni: aggiotaggio, associazione a delinquere, ricettazione, appropriazione indebita.
Sacchetti era già stato sentito il 26 gennaio scorso e subito sera capito che le sue risposte non avevano soddisfatto gli investigatori. La seconda deposizione dura tre ore, nemmeno tanto. I magistrati provano ad affondare la lama delle contestazioni concentrandosi su alcuni episodi ben delimitati, in parte inediti. Sacchetti spiega a modo suo, galleggia sui capi daccusa, talvolta offre invece ricostruzioni tecniche molto articolate.
È la stessa linea seguita da Consorte, prima nel suo interrogatorio del 27 dicembre, poi nella memoria zeppa di cifre e tabelle consegnata ai magistrati. Del resto, i due non solo formano la coppia più indivisibile della finanza italiana, inespugnabile anche nella cattiva sorte, ma coerentemente con la loro strategia si fanno assistere dagli stessi penalisti: Giovanni Maria Dedola e Filippo Sgubbi. I legali, alla fine del meeting, filano via senza dire una parola. E Sacchetti fugge con loro. I Pm invece segretano il verbale.
I tempi dellindagine si dilatano in un singolare braccio di ferro: Consorte, Sacchetti, e, per la sua parte, il finanziere Chicco Gnutti, si difendono a piede libero dallaccusa di aver partecipato ad unassociazione a delinquere. I loro presunti complici Gianpiero Fiorani e Gianfranco Boni invece restano in carcere, ormai da quasi due mesi e vengono sottoposti a continui interrogatori, ma il risultato non cambia: anche la loro situazione sembra lontana da una svolta.
Che sta succedendo nellinchiesta di Bancopoli? Intanto alcuni quotidiani pubblicano stralci del verbale dellinterrogatorio di Consorte del 27 dicembre. Lex numero uno di Unipol respinge le accuse, aggiunge dettagli, propone la sua analisi. A metà aprile - è la sua versione - aveva avuto un incontro decisivo con Fiorani: «Fiorani mi offrì del denaro per appoggiarlo nella scalata Antonveneta, ma io risposi lascia perdere». Questo naturalmente non impedì al manager bolognese di partecipare alla spericolata operazione, ma ancora una volta Consorte cerca di spiegare le sue alchimie finanziarie sul piano della razionalità: «Laumento della partecipazione in Antonveneta ha precise e circostanziate motivazioni industriali e tutta loperazione è stata da noi condotta alla luce del sole previa verifica della Consob». Tutto regolare. Insomma.
Anche i rapporti con Gnutti che giustifichebbero quelle sontuose parcelle, 50 milioni di euro, spartite fraternamente a metà fra Consorte e Sacchetti. «Gnutti può dire quello che vuole - contrattacca Consorte - tutti i soldi che mi ha dato erano motivati dalle mie consulenze» per Hopa e per i soci della Bell.
Gli investigatori stanno ricostruendo minuziosamente il percorso di quei 50 milioni di euro, approdati infine a due fiduciarie italiane. Per questo faranno partire la prossima settimana una richiesta di rogatoria alle autorità di Montecarlo: alla filiale dellUbs del Principato era transitato, su alcuni conti cifrati, parte del tesoro accumulato dai due.
Alla fine del mese verrà poi chiuso il primo troncone dellindagine: ottanta fra persone fisiche e giuridiche devono rispondere di aggiotaggio.
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