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Unità d'Italia, i vescovi: "E' dovere partecipare"

Bagnasco: "Il modo di ricordare l'anniversario deve alimentare la cultura dello stare insieme. Le comunità cristiane sono chiamate a fare la loro parte". Napolitano: "Un contributo essenziale"

Unità d'Italia, i vescovi: "E' dovere partecipare"

Genova - Anche i vescovi italiani intervengono nel dibattito - sfociato ben presto in polemica dopo le parole del ministro Calderoli - che si è aperto per le celebrazioni sul 150° anniversario dell'Unità d'Italia. La loro voce, pronunciata in un discorso ufficiale del cardinale Angelo Bagnasco, è un chiaro richiamo alla necessità di far "riemergere il senso positivo di essere italiani".

Seminare ottimismo "Servono visioni grandi - ha aggiunto Bagnasco - non per fare della retorica, ma per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, ragionevole, ottimismo". Il cardinale è intervenuto al Convegno per i 150 anni dell’Unità d’Italia, promosso dal Comitato per le Settimane sociali della Cei a Genova. "Il modo di ricordare questo prossimo anniversario deve alimentare la cultura dello stare insieme. In questo le nostre comunità cristiane sono chiamate a fare la loro parte. L’Italia - ha aggiunto - deve riscoprire, ancora una volta, che può contare come sempre sulla Chiesa, sulla sua missione, sul suo spirito di sacrificio e la sua volontà di dono". "Per queste ed altre convergenti ragioni - auspica Bagnasco - la ormai prossima ricorrenza dei 150 anni dall’Unità dell’Italia dovrebbe trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani, dentro l’Europa unita e in un mondo più equilibratamente globale".

Napolitano: il contributo dei cattolici "Ancora una volta - afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - il contributo dei cattolici può risultare essenziale al fine di promuovere quel confronto aperto e costruttivo tra diversi orientamenti che è cruciale per l’attuazione delle necessarie riforme istituzionali e per il perseguimento di obbiettivi di inclusione sociale e integrazione culturale". "È significativo - prosegue il Capo dello Stato - che al centro della riflessione sia stata posta la celebrazione di una 'memoria condivisa' nella prospettiva dell’impegno per un futuro da condividere: sintesi di una capacità e volontà di coniugare fede e ragione, riconoscimento della dimensione pubblica e sociale e del fatto religioso e piena accettazione del valore del metodo democratico in uno spirito di autentica e positiva laicità".

La crescita civile del Paese Definito "grande" il contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato, "spesso pagandone alti prezzi, alla storia d’Italia e alla crescita civile del paese", il presidente Napolitano riconosce che "anche dopo la formazione dello stato unitario l’intero mondo cattolico, sia pure non senza momenti di attrito e di difficile contro, è stato protagonista di rilievo della vita pubblica, fino ad influenzare profondamente il processo di formazione ed approvazione della costituzione repubblicana".

L'apporto dei "professorini" "Ho più volte ricordato - ha detto Napolitano nel suo messaggio indirizzato al cardinale Bagnasco - l’apporto dei quattro "professorini", come vennero chiamati i protagonisti politici maggior per parte democristiana nell’assemblea costituente: Fanfani, La Pira, Dossetti e Moro. Così come rilevanti furono i contributi di studiosi di formazione cattolica primo fra tutti Costantino Mortati, che è stato tra i principali autori ed estensori della Carta Costituzionale. In quella felice stagione istituzionale esperienze e culture diverse si sono riconosciute in un comune patrimonio di valori - libertà, centralità e dignità della persona, tutela del lavoro, solidarietà e coesione sociale - alla cui progressiva, concreta attuazione i cattolici hanno ampliamente concorso, con un corte impegno nel mondo della cultura, dell’associazionismo, del sindacato e del volontariato, così contribuendo ad arricchire il rapporto tra società civile e istituzioni pubbliche".

"La intensa partecipazione dei cattolici alla vita pubblica italiana - afferma ancora il Capo dello Stato - è stata a sua volta preziosa e feconda per il rinnovamento dell’insieme del movimento cattolico e delle stesse istituzioni ecclesiali, come Ella ha voluto testimoniare richiamando figure con Don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e Vittorio Bachelet, che seppero parimenti impegnarsi nella vita della chiesa e delle istituzioni statuali".  

 

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