Università a luci rosse Una studentessa su 5 è prostituta part-time

Queste non sono storie criminali, ma storie normali. Storie di sesso, ma dissimulato, ragazzine che si svendono, senza scendere per i marciapiedi. Laura 15 anni si definisce «Belle tette di Senigallia». Paola, tredici anni, fa lo spogliarello nella sua stanzetta con i manifesti attaccati al muro. Claudia scrive: «Vuoi vedere altre foto piccanti? Vieni sul sito». Ha 17 anni. Poi ci sono loro, le più grandi, quelle che finito il liceo sono andate all’università. Sono quasi professioniste, usano nick name accattivanti per chattare con i clienti, sono sexy, disinibite, trasgressive, avare e felici di guadagnare. Sono le «web cam girl», splendide ventenni che si spogliano davanti allo schermo di un pc, e per farlo si fanno pagare caro: 70 euro dieci minuti. Sono le Lolite di nuova generazione, viaggiano veloce, su banda larga, si destreggiano ai bordi di una prostituzione senza sporcarsi troppo le mani, la coscienza.
Secondo un sondaggio fatto da Studenti magazine, la rivista degli universitari, il 21 per cento delle studentesse utilizza il proprio corpo per mantenersi all’Università. Si va dalle cubiste alle lap-dancer, dalle cam girl alle massaggiatrici, fino ad arrivare ai casi più estremi, le escort e le prostitute vere e proprie. «Quando non studio aspetto proprio te» scrive Melissa nel suo annuncio su Bakeca.it, un sito nato per gli scambi di libri e alloggi accademici, ma popolato di annunci di questo genere. Quando arriva un messaggio sul computer c’è un utente in linea. I vestiti volano via, Morgana ha 27 anni ed è una tra le più care: 4 euro e 50 al minuto. Da grande vorrebbe lavorare all’ambasciata o fare la giornalista. Per ora fa la web girl e aspetta di laurearsi per la seconda volta. «Non vendo il mio corpo, ma solo fantasie. Guadagno in media 3mila euro al mese per 4 ore al giorno di lavoro di esibizioni più o meno spinte davanti al computer di casa».
Su ragazzeinvendita.com le iscritte sono circa 4mila e i visitatori 232.259. Un esercito disposto a pagare anche fino a 500 euro al mese solo per guardare e immaginare. Tariffe che variano da ragazza a ragazza e a seconda che si voglia chattare con lei, acquistare biancheria intima, chiederle una e-mail. «Se non sei un figlio di papà pagare gli studi è faticoso e non bisogna fare i moralisti con frasi tipo: esiste il volantinaggio, oppure “puoi dare ripetizioni”, perché è sempre molto difficile», ammette Carolina, 24 anni laureanda in Scienze politiche alla Sapienza.
Eppure. Eppure resta un retrogusto amaro, la svendita di sé per pagarsi gli studi, vestiti alla moda, schede telefoniche sa troppo di compromesso meschino. Un fenomeno che coinvolge anche l’Europa: le Figaro riporta le cifre di uno studio condotto dal sindacato studentesco Sud-Etudiant: 40mila casi di studentesse in vendita. Gli annunci sembrano ingenui: «Giovane studentessa cerca appartamento in affitto». In basso, in corpo minore: «Escort girl occasionale». E l’Inghilterra non è da meno: da un sondaggio della Kingston University, su 130 studenti, un giovane su dieci ammette di conoscere studentesse che lavorano in night club o come «belle di giorno».
In Italia l’allarme è serio. Giuliano Amato, ministro dell’Interno, parla di ragazzine che si vendono per pagare i debiti di gioco. Dadi e scommesse. Nel 2005 a La Spezia si scopre un giro di minorenni che guadagnava mille euro al giorno. Ai genitori dicevano: andiamo in discoteca.

La notizia più recente di due giorni fa: una quindicenne friulana si offriva nuda sul web in cambio di una ricarica telefonica da 25 euro. «Un fenomeno noto da tempo che riguarda tutto il territorio nazionale». Dice il capo della polizia postale. «Queste ragazzine fanno di tutto per avere più soldi in tasca». Il resto non conta.

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