«Gli uomini sono più legati al bisogno di fingersi cultori»

Luca Sofri, giornalista e autore di uno dei più atipici libri sul mondo della musica (Playlist, Rizzoli), svuota di forza l’ottica che vuole l’uomo ascoltatore più esperto:

«È un pensiero misogino. Gran parte del mondo della musica del resto è affetto da misoginia. Pensate solo a Battisti che canta “Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi, emozioni” o a Paolo Conte che dice che “Le donne odiavano il jazz”; e anche i discorsi sulla musica spesso hanno lo stesso difetto».

In che senso?

«C’è l’idea che il commento musicale debba essere criptico e imbevuto di tecnicismi. Cose prettamente maschili. Ma possedere la discografia completa di un artista non è sempre espressione di una cultura musicale».

E di cosa allora?

«Delle norme sociali che impediscono a un uomo di ammettere che una canzone gli piace, semplicemente».

Prego?

«Intendo: un uomo non può dire che gli piace la musica di un artista. Deve ricoprire la sua passione con una pellicola di cultura. E qui entra in gioco la mania del possedere le discografie, di sapere dettagli di contorno. Se dici che quell’album ti piace, sei strano; se invece dici che ti piace perché nella terza traccia si riconoscono le influenze dei primi "Deep Purple",allora sei un intenditore. Ma com’è faticoso».



E le donne?

«Beate loro, che sanno ammettere che una canzone gli piace perché gli piace».

E lei che tipo di ascoltatore è?

«Femminile. Un pezzo mi piace anche se non so con che equalizzatore è stato registrato».

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