di Alberto Giannoni
Milano potrebbe avere un sindaco che sceglie la piazza di antagonisti e centri sociali. La capitale del cuore produttivo del Paese potrebbe avere come primo cittadino un politico che sposa la linea della Fiom. Questa possibilità - sebbene molto remota - è scritta sulla scheda elettorale che a maggio i cittadini si troveranno davanti. Al di là di ogni possibile candidato in campo per il Terzo (o nuovo) polo, sarà infatti Giuliano Pisapia lunico vero sfidante di Letizia Moratti. E luomo di Nichi Vendola, lex parlamentare di Rifondazione Comunista, sta combattendo - giustamente e ovviamente - fino in fondo la sua battaglia, convinto di poter dire la sua. La scelta tocca agli elettori e solo a loro. Questa questione però è ineludibile: Milano può davvero scegliere come sindaco un candidato che ha profilo politico espressione di questa sinistra? Non è una questione di legittimità, ma di politica. E ci sembra lecito nutrire qualche dubbio in proposito.
Intendiamoci: Pisapia è una persona più che rispettabile. Un professionista stimato e noto, un politico esperto con una solida storia da garantista libertario. Ma se si passa allanalisi delle condizioni politiche in cui questa candidatura è maturata e portata avanti, allora emerge una netta inadeguatezza - non personale ma politica - a rappresentare lintera città. A dicembre Giuliano Pisapia è sceso in piazza con larea dei centri sociali mobilitata - peraltro inutilmente - contro la concessione di una sede a Forza Nuova. Posizione legittima, ci mancherebbe. Ma quel giorno, non molto tempo fa, la manifestazione è finita in caos, e con i commercianti infuriati per aver perso uno dei (non molti) giorni di lavoro pieno. Ora un nuovo passo falso, con il corteo di Fiom e studenti, finito con i tafferugli e lassalto alla sede della Uil. Unaltra gaffe.
I (pochi) moderati di centrosinistra il rischio lo avevano capito: prima hanno cercato un candidato in grado di parlare alla Milano centrista, borghese. Quella che negli ultimi anni ha sempre scelto il Pdl, la Moratti e Formigoni. Però la linea è andata a sbattere, perché gestita in modo incerto e maldestro.
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