Uruguay, l'ex tupamaro Mujica eletto presidente

"Né vincitori né vinti": il primo discorso di José 'Pepe' Mujica dopo l'annuncio della sua vittoria nelle elezioni presidenziali uruguayane si è svolto nel segno dell'unità nazionale e dell'appello all'opposizione perché collabori con il prossimo governo, il secondo in mano alla coalizione di centro sinistra del Frente Amplio nella storia del paese sudamericano. Le prime proiezioni in base ai risultati parziali del ballottaggio confermano i dati dei sondaggi exit-poll: Mujica ha ottenuto il 51,7% dei voti, e lo sfidante conservatore, Luis Alberto Lacalle il 44,1%, con un 4,2% di schede bianche ed astensioni, e una partecipazione superiore all'80%. Sotto una pioggia battente, decina mi migliaia di sostenitori del Frente Amplio si sono riuniti sulla "rambla", il lungomare che affaccia Montevideo alle acque del Rio della Plata per festeggiare l'annunciata vittoria del 'Pepe', 74 anni, che anche in questa occasione è stato fedele al suo stile informale e popolare. "Popolo, dovresti essere tu qua sopra, e noi lì sotto ad applaudirti", ha detto il presidente eletto, circondato dall'ex ministro dell'Economia e vicepresidente eletto, Danilo Astori, e dal presidente uscente, Tabaré Vazquez, togliendosi immediatamente la giacca del completo grigio che ha costituito il suo principale cambio di 'look' per la campagna elettorale. E se il discorso dell'ex guerrigliero Tupamaro degli anni '60 - ''il potere è nel cuore delle grandi masse, ci ho messo una vita ad impararlo" - è stato segnato dalla celebrazione della vittoria, gli osservatori non hanno mancato di sottolineare il chiaro appello di apertura all'opposizione. Già il futuro vicepresidente Astori, presentando Mujica alla folla, ha lanciato un primo segnale, parlando della necessità di "chiamare a collaborare tutti i compatrioti che possono rendersi utili per la causa del paese", ma il 'Pepe', come al solito è stato più chiaro e schietto. "Se tu sei allegro non vuole dire che ti devi permettere di offendere chi non lo è", ha detto il presidente eletto, chiedendo scusa ai suoi avversari, "da vecchio combattente", se durante la campagna elettorale "a volte mi ha tradito la lingua" e chiamandoli a "sederci a parlare per ottenere quello che vogliamo nel futuro". Mujica conferma così la sua volontà di porre il prossimo governo uruguayano in linea di continuità con l'attuale esecutivo di Vazquez, puntando su un centro-sinistra moderato e pragmatico, più vicino al brasiliano Lula da Silva che al 'socialismo bolivariano' di Hugo Chavez.

Ma, come lo stesso 'Pepe' ha detto stasera "questa non è l'ora dei discorsi programmatici", bensì delle celebrazioni: il Frente Amplio ha dimostrato oggi che la sua frattura del monopolio del potere da parte dei due partiti tradizionali - 'blancos' e 'colorados' - non era un'eccezione storica per l'Uruguay. Resta ora da vedere se diventerà una nuova regola.

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