Economia

Usa, fiducia dei consumatori ai minimi Bernanke: "Fuori dalla crisi fra 3 anni"

In America la crisi finanziaria si fa sempre più grave. Aig chiede nuovi aiuti al governo: previsto per il quarto trimestre 2008 un deficit da 60 miliardi di dollari a causa di svalutazioni di asset. Nel mese di febbraio la fiducia dei consumatori americani crolla di 12 punti. Sarkozy: "La situazione peggiorerà". Berlusconi: "La Ue usa regole dell'altro secolo". Il Vaticano: "Democrazia e diritti umani a rischio. Chiudono male le borse europee, si salva Milano

Usa, fiducia dei consumatori ai minimi 
Bernanke: "Fuori dalla crisi fra 3 anni"

Washington - "Una ripresa completa dell’economia potrebbe aversi in più di tre anni". Lo ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke, proprio nel giorno in cui il colosso assicurativo Aig ha chiesto nuovi aiuti al governo, che ha già salvato la società del fallimento per due volte, e prevede per il quarto trimestre 2008 un inaudito rosso da 60 miliardi di dollari a causa di svalutazioni di asset. E' così che, nel mese di febbraio, l’indice che misura la fiducia dei consumatori degli Stati Uniti redatto dal Conference Board tocca i minimi storici scendendo a quota 25 punti, contro i 37,4 punti di gennaio.

Bernanke: "La ripresa fra tre anni" Ci vorranno almeno tre anni per uscirne definitivamente. "Una ripresa potrebbe aversi nel 2010 - ha spiegato Bernanke - solo se i mercati e le banche si saranno stabilizzati". "L’economia americana sta sperimentando una severa contrazione", ha continuato il presidente della Fed spiegando che "il pil americano è sceso nel terzo trimestre del 2008, e questa flessione si è accentuata considerevolmente nel quarto trimestre. Una profonda contrazione dell’attività economica sembra continuare anche nel primo trimestre". Proprio per questo, la Fed è "impegnata a utilizzare tutti gli strumenti disponibili" per combattere la crisi. Bernanke ha precisato che il Talf (Term asset-backed securities loan facility), il programma di sostegno al credito delle famiglie e delle imprese, partirà "presto" senza comunque fornire una data precisa.

La grande perdita di Aig Se i dati ufficiali confermassero l’indiscrezione, ci si troverebbe di fronte alla più grande perdita mai registrata da una società in un bilancio trimestrale, record attualmente detenuto da Time Warner, che nel 2002 perse 54 miliardi di dollari in tre mesi. Aig nel terzo trimestre aveva perso 24,5 miliardi di dollari, spingendo il governo Usa ad alzare a 150 miliardi i fondi messi sul tavolo per salvarla. Secondo la fonte, la situazione è ancora fluida e non è ancora chiaro dove porteranno le trattative con il governo. Secondo Bloomberg, la società potrebbe chiedere di trasformare in azioni ordinarie le azioni privilegiate detenute dal governo. Intanto, sempre secondo Bloomberg, che cita fonti riservate Metlife e Axa si sarebbero fatte avanti per acquistare Aig. Metlife avrebbe messo sul piatto 11,2 miliardi di dollari. Axa avrebbe pronta un’offerta che non prevede però le operazioni giapponesi.

Il Vaticano: "Diritti umani a rischio" "Troppo spesso, periodi di gravi difficoltà economiche sono stati contraddistinti dall’aumento di potere di Governi caratterizzati da una dubbia propensione alla democrazia". È questo l’allarme lanciato dalla Santa Sede alle Nazioni Unite attraverso il suo Osservatore permanente alla sede d Ginevra dell’Onu. "La Santa Sede - ha spiegato monsignor Silvano Tomasi - prega affinché questo tipo di conseguenze possa essere evitato nella crisi attuale, perchè sfocerebbe in una grave minaccia per la diffusione dei diritti umani fondamentali per i quali quest’istituzione ha lottato con tanta tenacia". I rischi per la democrazia e i diritti umani sono, secondo l’arcivescovo, "un’altra conseguenza della crisi economica globale che potrebbe essere particolarmente importante per il mandato delle Nazioni Unite". "Negli ultimi cinquant’anni -ha detto ancora il rappresentante della Santa Sede nel suo intervento- si sono raggiunti alcuni importanti risultati nella riduzione della povertà".

Berlusconi: "Nazionalizzazione non ipotizzabile" "Per l’Italia la nazionalizzazione delle banche è in nessun modo ipotizzabile", ha detto il premier Berlusconi. Il presidente del Consiglio ha ribadito che "il sistema bancario italiano è solido, siamo un popolo di risparmiatori" e il sistema non è stato inquinato dai titoli tossici. D’altronde "abbiamo messo a disposizione 10-12 miliardi di euro per la patrimonializzazione delle banche e ad oggi nessuna ha utilizzato questi fondi" a riprova del fatto che la situazione resta sotto controllo. "Quest’Europa sta procedendo con delle regole dell’altro secolo", ha poi detto il premier spiegando che "al momento le imprese trovano più difficoltà che agevolazioni".

Sarkozy: "Sotuazione difficile e complessa" "La situazione del settore finanziario è difficile, complessa", ha affermato Sarkozy ribadendo l’impegno per cui "né un francese né un italiano avrebbe perso i propri risparmi". "Sono passati mesi e nessun risparmiatore è stato rovinato". La banche italiane e francesi, ha osservato il titolare dell'Eliseo, "non sono nella situazione peggiore in Europa". Il presidente francese si è poi detto "cauto" sull’ipotesi di creare una bad bank, come invece suggerito dal segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner. Per questo, per Sarkozy, sono "preferibili garanzie e apporti" di tipo diverso. "Vogliamo sanzionare i paradisi fiscali, controllare gli hedge-fund e fissare nuove regole per la retribuzione dei banchieri, dei trader e per i bonus", ha continuato Sarkozy rallegrandosi per il lavoro tutti gli imprenditori e sottolineando che Italia e Francia hanno "deciso insieme di unire gli sforzi all’alba delle elezioni europee per cambiare l’Europa. Italia e Francia vogliono cambiare l’Europa per tutelare i cittadini europei e trarre insegnamenti dalla crisi".

Borse europee in calo, regge Milano
Ancora una seduta in calo per le Borse europee mentre l’aggravarsi della recessione alimenta i timori di una riduzione degli utili aziendali e spinge la fiducia delle imprese tedesche ai minimi degli ultimi 26 anni. Sulle Borse del Vecchio Continente, al termine dell’ennesima seduta ad alta volatilità, l’indice Dj Stoxx 600 ha chiuso in calo dell’1,4%, appesantito in particolare dall’andamento del settore assicurativo, automobilistico e farmaceutico.

Tutte negative, con la sola eccezione di Milano le principali Borse: Francoforte (-1%) ha risentito in particolare delle vendite sui titoli dei suoi grandi costruttori auto.  Di seguito la chiusura degli indici guida delle principali Borse del Vecchio Continente: - Londra -0,89% - Parigi -0,73% - Francoforte -1,03% - Madrid -0,76% - Milano +0,29% - Amsterdam -0,64% - Stoccolma -0,19% - Zurigo -1,54%

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