Usa, il nemico è il gas serra

Sull’esempio dell’Europa, che ha imboccato la strada dell’efficienza e delle fonti rinnovabili, anche gli Stati Uniti stanno ridefinendo la politica energetica. Non senza scossoni, a dir la verità: basti pensare alle polemiche che hanno accompagnato l’approvazione da parte del Congresso di un pacchetto di provvedimenti sul tema. Misure che stabiliscono, tra l’altro, l’obbligo per le società produttrici d’elettricità di ricorrere per almeno il 15% a fonti alternative, standard d’efficienza più restrittivi per elettrodomestici e abitazioni, oltre a incentivi per la riduzione dei consumi. Per non parlare della norma più controversa: quella che prevede un inasprimento della pressione fiscale pari a 16 miliardi di dollari a carico dei produttori di petrolio. Ma dispute politiche a parte, su un punto tutti a Washington si dicono d'accordo: l’urgenza di ridurre la dipendenza energetica dall’estero, anche attraverso consumi più efficienti.

Se questo è l’obiettivo, però, per raggiungerlo si viaggia in ordine sparso: e così, mentre la Casa Bianca pare contraddire i buoni propositi tagliando del 16% nel 2007 gli stanziamenti per l’efficienza, Stati come la California di Schwarzenegger si pongono all’avanguardia con proposte di taglio delle emissioni, che prevedono sulle strade vetture obbligate a consumare meno. E i governatori di diversi Stati della costa ovest si uniscono per darsi un target comune: l’aumento dell’efficienza del 20% entro il 2020.

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