Washington Dalle parole ai fatti. Barack Obama lo aveva promesso in campagna elettorale, durante il discorso sullo stato dell’Unione - gli Stati Uniti sono pronti a investire in una nuova generazione di impianti nucleari sicuri e «puliti» - e ora va verso la realizzazione della promessa. La prossima settimana il presidente darà il via libera ai prestiti garantiti per costruire la prima nuova centrale atomica negli Stati Uniti in oltre 30 anni. È la prima volta dopo più di trent’anni di stop.
La scelta di Obama non è per nulla in contrasto con le sue posizioni «verdi» e la sua nuova politica energetica il cui pilastro è comunque la ricerca sulle fonti alternative. Tutt’altro. Obama rilancia il nucleare per difendere l’ambiente, combattere il cambiamento climatico e ridurre anche la dipendenza dal petrolio straniero.
Il primo impianto sorgerà nello stato della Georgia. Otto miliardi di dollari stanziati - circa sei miliardi di euro - la prima parte dei quali andrà alla Southern Company, una delle quattro compagnie elettriche che si divideranno il budget di 18 miliardi di dollari, circa 13 miliardi di euro, stabilito l’anno scorso per il settore nucleare. Gli impianti saranno ultimati tra il 2016 e il 2017. I due reattori georgiani dovrebbero essere in grado di produrre energia sufficiente a soddisfare i bisogni di circa 1,4 milioni di persone. I cantieri dovrebbero creare circa 3mila nuovi posti di lavoro e, una volta costruito, l’impianto dovrebbe occupare stabilmente circa 850 persone.
Al momento negli Usa sono attivi 104 reattori sparsi in 31 stati che producono circa il 20% dell’energia elettrica utilizzata dal paese. Inoltre rappresentano il 70% delle fonti energetiche che non provocano emissioni atmosferiche inquinanti, assieme all’eolico, il solare e l’idroelettrico. Contro questo progetto si oppongono ovviamente gli ambientalisti, preoccupati per la questione dello stoccaggio delle scorie, e alcuni conservatori fiscali, fortemente contrari a ogni grande opera pubblica pagata con i soldi dei contribuenti. In prima fila contro il ritorno del nucleare, il giornale progressista Christian Science Monitor, che accusa la politica di Obama di far guadagnare voti repubblicani a favore della nuova legislazione contro il cambiamento climatico, ma di provocare lo scontento di una parte importante della base democratica. «È comico vedere come Obama potrebbe diventare il presidente più filo nucleare dai tempi di Dwight Eisenhower», commenta irritato Henry Sokolsky, direttore esecutivo del centro americano contro la proliferazione nucleare.
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