«Usano i bambini per un fine politico»

Gianandrea Zagato

«Se in nove scuole milanesi «spunta» l’ora di arabo, be’ credo che si debba correre ai ripari e, perché no, offrire corsi di cultura italiana, di tradizione italiana per quei bambini egiziani o marocchini che studiano nelle nostre scuole elementari». Proposta firmata da Carla De Albertis (An), che si dice «basita» per l’ennesima iniziativa promossa da quell’ufficio scolastico regionale «colpevole» di aver sostenuto «anche l’apertura della scuola araba di via Ventura, esempio di ghetto».
Virgolettati che l’assessore alla Salute del Comune di Milano declina in immagini della mancata integrazione: «Impensabile obbligare il velo alle bambine, è una vergogna», «non c’è alcun controllo sui libri di testo», «le ore di Corano sono spese per salmodiarlo, senza nessuna analisi critica». Fotografie di «un’illegalità che segue quelle già consumate nella madrassa di via Quaranta» e che, annota De Albertis, accompagnerebbe pure «quest’iniziativa sorprendente messa in atto nelle elementari della periferia».
Già, tutte le scuole interessate sono ai margini della città, dove cioè più forte è la presenza e il radicamento degli extracomunitari. «Motivo in più per impedire quest’operazione» fa sapere Matteo Salvini. Che si dice contrario perché «iniziative di questo tipo creano una barriera tra i ragazzi e rischiano di trasformarsi in iniziative segregazioniste, come accade con la scuola araba di via Ventura». E, continua il capogruppo leghista a Palazzo Marino, è la prova «che è in corso un tentativo di invasione islamica» ovvero che «qualcuno sta usando i bambini per una battaglia politica e culturale».
Timori di chi ha certezza che «con l’islam oggi non è possibile dialogare perché qui, in Italia, per imporsi». Come dire: «Con l’islam i problemi ci sono e ci saranno tanti perché è in atto un tentativo, quello di imporci un modo di vivere che è l’antitesi del nostro».

Motivo che spinge la Lega a scendere nuovamente in piazza, fuori dalle nove scuole con manifestazioni di protesta: presidi con bandiere e striscioni per riaffermare che l’integrazione, quella autentica e condivisibile, non può portare ai ghetti. Ma di questo se ne discuterà quanto prima anche nella commissione Educazione di Palazzo Marino, presieduta dall’azzurro Paolo Massari.

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