Uscita dalla crisi entro il 2010 secondo 31 italiani su cento

Il 31% degli italiani intravede un’uscita dalla crisi economica entro il 2010. Sono di più i pessimisti (36%) che non credono nella ripresa prima del 2011 o anche del 2012. Intanto i consumi delle famiglie tengono: gli ultimi dati, relativi a novembre, registrano il secondo aumento dopo l’inversione di marcia già emersa con ottobre. È un’indagine di Confesercenti a tastare il polso della fiducia degli italiani. Mentre l’indice dei consumi delle famiglie, rilevato da Confcommercio, indica «una tendenza al miglioramento», quindi «l’avvio di una fase di più solida ripresa» della spesa degli italiani. Con i dati di novembre l’indice segna un aumento dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2008, e del +0,3% rispetto al mese precedente. Risultato significativo perché «si innesta su un trend di moderato, ma continuo, miglioramento del profilo della spesa reale, fenomeno che comincia nel secondo trimestre dell’anno», commenta Confcommercio. Che tuttavia avverte: incide la spinta all’acquisto di nuove auto sostenuta dagli incentivi, se non se ne tiene conto «la tendenza al recupero appare decisamente più contenuta e spostata di un trimestre».
Quanto alla percezione che gli italiani hanno del tempo ancora necessario per uscire dalla crisi, dal sondaggio di Confesercenti-Swg emerge che i più ottimisti (7%) pensano che ci vorranno appena sei mesi; il 24% vede materializzarsi la ripresa nella seconda metà dell’anno. Mentre tra chi afferma che il 2010 non sarà l’anno della svolta, un 25% punta sul 2011, e l’11% sposta la fine del tunnel al 2012. Per i più pessimisti (20%) la ripresa arriverà ancora più in là. Emerge più fiducia dai giudizi in generale sullo scenario economico per il 2010: sale dal 14% del 2009 al 22% il numero di coloro che intravedono un miglioramento. E scende di 14 punti la schiera di quanti ritengono più verosimile un peggioramento. Mentre per il 44% la situazione è sostanzialmente stazionaria. Gli italiani si rivelano più cauti quando parlano direttamente della loro condizione: le attese di miglioramento in questo caso scendono dal 15% al 13%, ma cala in modo più evidente (dal 32% al 20%) la percentuale di chi teme un peggioramento. E sale dal 53% al 67% la quota di chi immagina un anno senza mutamenti significativi.

Gli interpellati sollecitano sostegno alle Pmi; calo delle tasse soprattutto per i meno abbienti; più servizi alle famiglie; sostegno a università, innovazione e ricerca; taglio degli interessi su prestiti e mutui; investimenti più veloci in infrastrutture. Sulle ricette di governo e opposizione il giudizio è di «insoddisfazione», con «un modesto miglioramento del giudizio su quanto fatto dall’esecutivo».

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