Utility, riparte il risiko Iride porterà in dote più gas a Enìa e Hera

da Milano

E adesso si riparte: passate le elezioni, chiariti gli schieramenti, si ricomincia a lavorare per le fusioni tra le ex municipalizzate. Innanzi tutto gli schieramenti. La vittoria di Alemanno a Roma mette fine (o quasi) a possibili intese con Iride-Hera-Enìa (Torino-Genova, Bologna, Piacenza), che hanno amministrazioni di sinistra. Tra l’altro, è saltato anche l’asse Cofferati-Veltroni che sponsorizzava l’alleanza di Acea con il Nord. Ora per l’utility romana si fa più vicina un’alleanza di ferro con Suez-Gdf: ad Acea andrebbero non solo gli asset che Italgas potrebbe cedere nella distribuzione del metano a Roma, ma anche tutta la rete del gas in Italia che oggi fa capo a Gaz de France. In cambio Suez-Gdf rileverebbe tutto quanto riguarda l’elettricità che oggi fa capo ad Acea: produzione e vendita comprese.
Ma questo vuole anche dire che Iride, Hera ed Enìa ora hanno le mani libere per accelerare verso la fusione che potrebbe avere luogo entro un anno dall’inizio delle trattative per la volata finale (che però non sono ancora iniziate). In ogni caso, se non ci saranno intoppi, entro il 2009 (forse già in estate-autunno) dovrebbe essere cosa fatta. E qui il piano industriale 2008-2012 presentato ieri dal presidente di Iride, Roberto Bazzano, è una importante cartina di tornasole. In cinque anni Iride investirà 1,3 miliardi con un due obiettivi: raddoppio della produzione elettrica che dovrebbe passare da 3,5 Twh a 7,1 e fortissimo aumento della capacità di importazione di gas. Oggi l’approvvigionamento annuo di Iride è di 2,2 miliardi di metri cubi (di cui 1,1 miliardi acquistati dall’Eni): nel 2012 la società dovrebbe arrivare a tre miliardi, di cui solo 0,4 dall’Eni. Ma soprattutto con la costruzione del rigassificatore di Gioia Tauro (prevista per il 2013-2015) permetterà di portare la disponibilità di gas a sette miliardi di metri cubi l’anno.
La scelta di rafforzarsi nella produzione di elettricità e gas è funzionale all’alleanza con Hera ed Enìa, che sono molto forti nella distribuzione e con un grosso parco-clienti, ma deboli nell’«upstream». Mettere assieme le tre società avrebbe quindi un forte senso industriale, con ovvi riflessi finanziari. Al punto che Iride prevede di portare il proprio margine operativo lordo dagli attuali 322 milioni a 560, senza contare le sinergie che potrebbero venire dalla futura alleanza. Quanto al gas, entro maggio la partecipazione detenuta da Endesa Europa nel rigassificatore di Livorno passerà direttamente a E.On (e non a E.On Italia). E Iride diverrà socio del gruppo tedesco.

Se poi fossero vere le voci insistenti che parlano di trattative tra Carlo De Benedetti ed E.On per la cessione di Sorgenia al gruppo tedesco, Iride ed E.On si troverebbero soci anche nel rigassificatore di Gioia Tauro.

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