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A Västeros, 140mila abitanti, tra Stoccolma e Malmö, l’energia è prodotta da tutto ciò che solitamente viene scartata. Biogas per trasporti e riscaldamento La città svedese che vive senza petrolio

Nel Paese attive 200 centrali. Entro il 2020 addio al greggio

Alessandro Pasi

Il futuro energetico, quello pulito, che non inquina e che ricicla, lo si può già toccare con mano. E nemmeno troppo lontano da noi, nell’unico Paese europeo che sta provando a vivere senza petrolio: la Svezia. Siamo a Västeros, poco più di 140mila abitanti, lungo la strada che va da Stoccolma a Malmö, l’esempio concreto ed esibito con orgoglio di come, senza ripiombare nel Medioevo, una città possa essere autosufficiente, trasformando in gas naturale ed energia elettrica quasi tutto quello che normalmente, nella nostra vita, buttiamo via, e cioè i rifiuti alimentari e gli scarti della produzione agricola e forestale. A Västeros, infatti, dalla fine del 2005, è in funzione una centrale «ecologica» ad alta tecnologia che provvede col metano al riscaldamento del 95% delle abitazioni (ma presto arriverà alla totalità), produce bio-gas come carburante per le vetture e i bus cittadini (40 unità) e, come sottoprodotto, fertilizzanti per l’agricoltura. All’interno della centrale lavorano soltanto 5 persone: tecnici che, via computer, controllano i processi di gassificazione e l’immissione del metano prodotto nelle condutture.
La centrale, alla cui proprietà partecipano al 20% i contadini della zona e per la restante parte è suddivisa tra lo Stato e i privati, tratta 23mila tonnellate di rifiuti e produce 23mila megawatt di energia sotto forma di biogas, equivalenti a 2,3 milioni di litri di petrolio. Ma potrebbe fare di più, soprattutto in termini di carburante, ma non ci sono ancora abbastanza auto da rifornire. Un esperimento pilota, perché dopo Västeros, l’idea del governo svedese è di moltiplicare le bio-cities (in Svezia funzionano già 200 centrali che producono bio-gas, in tutta Europa ce ne sono solo 129) in modo da uscire dalla dipendenza dal petrolio in un tempo ragionevolmente breve, il 2020. Il piano svedese, è stato varato nel 2005 e prevede un’azione coordinata tra esecutivo, consumatori, amministrazioni locali e produttori di carburanti. Un obiettivo che, diciamolo, desta una certa ammirazione, soprattutto in noi italiani, perennemente in lotta con l’inquinamento e costretti a destreggiarci tra blocchi della circolazione e domeniche a piedi.
«La cooperazione è la chiave di volta per il successo della nostra iniziativa - osserva Claes Roxberg, presidente della Commissione trasporti del Parlamento svedese - senza la collaborazione dei cittadini non si va avanti: la raccolta dei rifiuto differenziata è fondamentale, a tutte le famiglie abbiamo fornito sacchetti di carta dove mettere soltanto i rifiuti alimentari, in modo da poterli raccogliere e immettere nella centrale. Certo anche lo Stato fa la sua parte, ci sono incentivi di vario tipo per chi decide di acquistare un’auto ecologica». Il governo centrale, infatti, ha ottenuto dalle banche finanziamenti agevolati (al 3,95%) per l’acquisto di auto ecologiche e ha ridotto le tasse sui bio-carburanti. Così chi acquista un’auto a gas, secondo calcoli governativi, con 30 mila km l’anno di percorrenza può risparmiare tra gli 800 e i 1.600 euro. Le amministrazioni locali si stanno impegnando, a loro volta, per lo sviluppo della rete pubblica di trasporti a gas, a realizzare le infrastrutture e a far entrare in città (spesso si paga un pedaggio) e parcheggiare gratis le auto a gas (accade già in 20 comuni).

«Ma non è solo per risparmiare sul petrolio che stiamo puntando sulle risorse riciclabili - conclude Roxberg -: c’è un motivo moralmente più alto, ridurre l’inquinamento da anidride carbonica, responsabile dell’innalzamento della temperatura terrestre e dello scioglimento dei ghiacciai».

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