Va bene tassare le sigarette ma in tutt’Italia

Sono un fumatore incallito e non pentito. E confesso subito la mia perplessità di fronte alle campagne antifumo e alle crociate contro sigarette e affini. La cui inefficacia è dimostrata proprio dalle cifre rese pubbliche in questi giorni. Né mi convincono più di tanto i numeri catastrofici sui danni da fumo: se io vivo a Milano e respiro 24 ore al giorno un'aria che non si può certo definire pura chi mi assicura che un eventuale cancro ai polmoni è stato provocato più dalle sigarette che non dallo smog? Ciononostante sono perfettamente consapevole di una cosa: il fumo non fa bene. Perciò credo sia giusto riflettere sulla proposta di Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri, di aumentare di un euro il costo di un pacchetto di sigarette per sostenere la ricerca contro il tabacco.
Riflettere non vuol dire però aderire. Due cose mi lasciano dubbioso. La prima: Garattini propone questo aumento solo a Milano (suppongo che in tal modo i soldi andrebbero tutti al Mario Negri). La seconda: non capisco che cosa sia «un progetto di ricerca contro il tabacco». Un'ennesima campagna di dissuasione? Una caramellina? Un'iniezione?
Mi spiego.

Aumentiamo pure il costo delle sigarette, ma facciamolo in tutta Italia e con i soldi ricavati utilizziamoli in parte per questa ricerca contro il tabacco e in parte per una campagna nazionale di prevenzione contro il tumore ai polmoni. Intanto facciamo applicare - con rigore - il divieto di vendita delle sigarette ai minori e togliamo di mezzo i distributori automatici cui può accedere anche un bambino di 10 anni.

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